Ornospade, Vienna, van Ghelen, 1727

 SCENA XVII
 
 ARTABANO e ANILEO
 
 ARTABANO
 Lo credo appena. Udisti?
 Mi ha deluso l’iniquo. Era egli amante?
790Negar dovea, dovea scusarsi e meno
 dal rifiuto temer che da l’inganno.
 Nol fece, sì gli piacque alzar su l’onte
 di un rival coronato il suo trionfo.
 ANILEO
 Fosse questo, o mio sire, il suo gran fallo
795ma...
 ARTABANO
             Che?
 ANILEO
                         Sul labbro mio parrà l’accusa
 livore, odio, menzogna.
 ARTABANO
 Di Anileo mi fu sempre
 sincero il zelo.
 ANILEO
                             Anzi vorrei più vite
 perder che a te mentir. Sanno gli dei
800che del mio re solo mi spinge affetto
 cosa a dir che taciuta è in sua ruina.
 ARTABANO
 Parla. Già freddo in sen serpe il sospetto.
 ANILEO
 Di Ornospade, o signor, fu nel suo esiglio
 Roma il soggiorno.
 ARTABANO
                                     Io nol sapea.
 ANILEO
                                                              Di affetto
805colà si strinse a cesare ed ai figli
 profughi di Fraate,
 te dal paterno impero
 sempre attenti a scacciar.
 ARTABANO
                                                 Tiberio e Roma
 armano a lor favor; né sfuggir posso
810la minacciata guerra.
 ANILEO
 La fomenta Ornospade e ’l suo ritorno
 non è senza disegno.
 ARTABANO
 Vorrei più assicurarmi.
 ANILEO
 Giunto è al campo Metello,
815il romano orator. Fia presto in Carre.
 ARTABANO
 Che reca? Il sai?
 ANILEO
                                 Ne ho fidi avvisi. Augusto
 vuol che tu renda il trono,
 quasi ne fossi usurpator tiranno,
 ai figli di Fraate; e se resisti,
820quant’è verrà a’ tuoi danni; e in Ornospade
 si assicura un amico.
 ARTABANO
 La rea trama prevengasi. Il perverso
 diasi a forte prigion. Tuo ne sia ’l peso.
 ANILEO
 Ben l’affidi. Già parto e ’l cenno adempio. (Parte)
 ARTABANO
825Comincia a più temermi,
 orgoglioso rivale e suddit’empio.
 
    Fremer vi sento
 d’ira e spavento,
 barbare gelosie, nel regal petto.
 
830   Scuote una face amore;
 altra ne accende sdegno;
 mi si minaccia il regno;
 sta in cor d’amante e re furia e sospetto.
 
 Ballo di lavoratori del giardino.
 
 Fine dell’atto secondo