Ornospade, Vienna, van Ghelen, 1727

 SCENA VI
 
 MITRIDATE, preceduto e seguito da’ suoi ufficiali e da una parte del suo esercito, e ORNOSPADE
 
 ORNOSPADE
 Sdegnerai, sommo duce?...
 MITRIDATE
 Cieli! Ornospade? E chi ti guida a noi?
 ORNOSPADE
165Il mio esiglio o ’l mio fato.
 MITRIDATE
 L’esiglio tuo dicesti?
 ORNOSPADE
 Sì, Mitridate.
 MITRIDATE
                            E di che reo?
 ORNOSPADE
                                                      Saperlo
 possono i miei nemici.
 MITRIDATE
                                            Indizio o grido
 non giunse a noi di tua sventura.
 ORNOSPADE
                                                              A tutti
170stia ignoto pur, che men ne resta offesa
 del nostro re la gloria.
 MITRIDATE
 Tu ’l campion, tu l’eroe del parto impero?
 Il sostegno del trono?
 ORNOSPADE
 Ne l’auge de’ miei fasti esule io sono.
 MITRIDATE
175Come avvenne? Stordisco.
 ORNOSPADE
 Dopo vinti gli Sciti
 e la Iberia e la Colchide a le leggi
 di Artabano costrette,
 quando il prezzo goder de’ miei sudori
180penso nel regio affetto e ne le nozze
 di Palmide, un comando
 mi giugne, o dei! d’uscir del regno; e morte
 mi si minaccia, o indugi o vi ritorni.
 MITRIDATE
 Con qual core il soffristi?
 ORNOSPADE
185Di vassallo. Ubbidii, soffersi, tacqui.
 Sperai dal tempo, scopritor del vero,
 l’opportuno soccorso
 ma indarno. Un anno è corso; e alcun non spunta
 propizio lume che dilegui l’ ombre
190e mi renda il mattin.
 MITRIDATE
                                         Dove frattanto
 tuoi dì vivesti? Ozio è di tedio al prode.
 ORNOSPADE
 Ove in util potessi
 trarli del mio signor. Sai che Artabano
 fu chiamato a regnar sovra de’ Parti,
195dopo la morte del crudel Fraate.
 MITRIDATE
 E che i figli di questo
 ne minaccian di guerra,
 da Tiberio protetti.
 ORNOSPADE
 Cessi il grave timor. Tal io buon’opra
200resi al romano augusto
 negl’illirici campi
 che l’amistà ne ottenni
 e fei sì ch’ei desista
 dal volger contra i Parti
205l’aquile vincitrici.
 MITRIDATE
 Non fu in suddito mai tal zelo e fede.
 ORNOSPADE
 Ferma pace a segnar tra i due regnanti
 vien l’orator Metello;
 e non lunge il lasciai
210che per altro sentiero a lui sen vada,
 cui non posso apprestarmi,
 senza esser reo di un’ira
 che meritar, più che incontrar pavento.
 MITRIDATE
 Or perché qui venir, dove fra poco
215esser deve Artabano?
 ORNOSPADE
 Per versare in suo pro l’ultimo sangue.
 Intesi il dubbio assedio e la proterva
 di Anileo resistenza. Oh! Possa almeno
 trar ne l’eccidio mio l’alma rubella,
220da cui solo vien forse ogni mio danno.
 MITRIDATE
 Perfido egli è ma prode. Onde è racchiuso,
 qual indomita tigre,
 esce né vi rientra che satollo
 di molta strage; e di recenti morti
225ne sta afflitto ora il campo.
 ORNOSPADE
 Orché vittoria il fa sicuro, assalto
 moviamogli notturno.
 Mi è nota la città. So dov’ella abbia
 facil più la sorpresa.
230Se vincitor non tornerò, sui loro
 scudi riporteranmi, ricoperto
 di non tutto mio sangue, i tuoi soldati.
 MITRIDATE
 Non sogliono, Ornospade,
 quei che reggono l’armi, in ardua impresa,
235dividerne con altri
 o cederne l’onor. Ma l’amistade
 e la pietà, che ho de’ tuoi casi, ad ogni
 riguardo in me sovrasta. Olà, le schiere
 che al conflitto non fur, chiuse nel vallo,
240mettansi sotto l’armi
 e seguano Ornospade ov’ei le guidi,
 sicure di trionfo. E tu, grand’alma,
 va’, pugna e vinci; e ’l nostro re qui giunga;
 e al grido de’ tuoi merti
245de l’error suo pena e rimorso il punga.
 ORNOSPADE
 Ah! Chi fra le sventure
 in amico trovar può tanta fede,
 non è mai sì meschin quant’ei si crede.
 
    Se nel conflitto io moro,
250a quel gran re, cui servo,
 e all’idolo che adoro
 che morto son dirai
 e che laggiù portai
 fede, innocenza, amor.
 
255   Questa sul freddo avello
 dia qualche pianto e quello
 non turbi la mia pace
 col dirmi traditor. (Parte, seguito dagli ufficiali dell’esercito)