Ornospade, Venezia, Marciana, autografo

 SCENA XV
 
 PALMIDE, armata d’arco e di frecce, e i suddetti
 
 PALMIDE
 Vengo, Anileo, sì vengo,
 più che d’arco e di stral, di furie armata,
 al memorabil colpo.
 ANILEO
 La vittima già vedi e l’ara e ’l nume.
1245Tu ’l sacrificio affretta.
 PALMIDE
 Compiasi il voto; e tu, gran dea, l’accetta.
 ORNOSPADE
 Palmide... Che rimiro! Ah! Tu sarai...
 PALMIDE
 Sì sì, quella sarò che nel più iniquo
 e scellerato core
1250il ferro punitor vibri e nasconda.
 Nemesi il trasse a la sua pena e al colpo
 ministra ella me elegge, ond’ei più ’l senta.
 ORNOSPADE
 Questo anche, o dei!
 ANILEO
                                        Tu tremi! A che in quegli occhi
 le tenebre? In quel petto
1255a che i palpiti? Morte
 spaventa alma sì forte?
 ORNOSPADE
 O Palmide crudel, Palmide ingrata,
 vien pure. Qui, qui ferisci, ove ti addita
 il guardo, nol potendo
1260le mani al sasso avvinte.
 Qui trafiggi quel cor che ti amò tanto
 e tanto t’ama ancor. Se poi non ti basta,
 trafitto che l’avrai, dal sen lo strappa
 e d’ogni lato il guarda; e se lo senti
1265fervido ancor, di’ che lo scalda e avviva
 non la vita in lui spenta
 ma l’amore in lui vivo.
 Con tal dono poi vanne
 al re che mi condanna; e l’arra ei sia
1270de’ tuoi sponsali. Un dì verrà che qualche
 sospir darete a la memoria mia.
 ANILEO
 Eh! Più non l’ascoltar, potria che la pietade
 potria...
 PALMIDE
                  Pietade in me! Soldati, addietro.
 ANILEO
 lo di qui osserverò se la tua destra
1275sia in ben ferir maestra. (Anileo si mette vicino alla statua di Nemesi)
 VONONE
 (Febo, asconditi).
 PALMIDE
                                   O figlia (Al suono di grande sinfonia)
 di Temide e di Giove,
 Nemesi, atroce, formidabil dea,
 degli empi punitrice,
1280tu la man reggi, tu accompagna il ferro
 che nel tuo nume io vibro.
 Ei sia fulmine e fiamma. Del lor tosco
 lo spargano l’Eumenidi. In quel petto
 porti tutto l’inferno, ov’io lo spingo drizzo,
1285vendicator d’ogni mio danno e torto.
 Mori, perfido;. Mori.
 ANILEO
                                         Ahimè, son morto! (Palmide si rivolta improvvisamente con empito verso Anileo e, scoccando lo strale lo colpisce nel cuore e l’uccide. Egli facendo due o tre passi barcolando, va a cadere dentro la scena. Nello stesso tempo s’apre cade il primo apparato della scena e dà luogo alla veduta di luogo altra scena magnifica e luminosa)
 GERONZIO
 Morto è Anileo.
 VONONE
                               Lo credo appena.
 PALMIDE
                                                                O caro (Gittando l’arco, corre ad Ornospade e lo abbraccia)
 Ornospade, perdona
 l’angoscia, in cui ti tenni, e che vicina
1290quasi è stata a tradirmi. Io, che altrimenti salvarti altrimenti
 salvarti Non potea, vendicarti non poteva salvarti,
 volli almeno vendicarti e morir teco.
 ORNOSPADE
 O nodi, o non mai tanto (Facendo sforzi per disciorsi)
 crudei che mi vietate
1295render i dolci amplessi. Or che mi lo mi credi
 fedele, venga pur morte al venga pur morte. Al tuo Ornospade...