Ornospade, Venezia, Marciana, autografo

 SCENA III
 
 ORNOSPADE dalla prigione e NISEA
 
 ORNOSPADE
840Qual ti guida a un meschino forza o volere?
 Se a goder de’ miei ceppi, io tutto soffro;
 se a provar tentar la mia fede, io nulla posso.
 NISEA
 Ornospade, a te vengo
 più rea di quel che pensi; e al mal che feci,
 dar compenso vorrei; ma tu me reggi,
 dubbia di evento e di consiglio ignara.
 ORNOSPADE
845A te non imputar ciò che mi viene
 da fortuna perversa.
 NISEA
                                        Ah! Tu non sai.
 Al re, cui ben servisti, io t’accusai.
 ORNOSPADE
 Di che?
 NISEA
                  Di aver sedotta
 Palmide a rifiutarlo;
850tanto l’ira sdegno tanto poté di offeso amore,
 nel suo primo furore.
 ORNOSPADE
 Che sento?
 NISEA
                        Il dissi appena
 che n’ebbi orror. Questo in me crebbe al primo
 sentir di tua condanna.
855Trassemi qui pietà. Pietà trarrammi
 a’ piè del genitor. Dirò il mio fallo.
 Dirò la tua innocenza.
 Discolperò col mio rossor te stesso. (Ornospade sta in atto pensoso)
 Placherò il padre o morirotti appresso.