Ornospade, Venezia, Marciana, autografo

 SCENA XVII
 
 ARTABANO e ANILEO
 
 ARTABANO
 Lo credo appena. Udisti?
745Mi ha deluso l’iniquo. Era egli amante?
 Negar dovea, dovea scusarsi e meno
 dal rifiuto temer che da l’inganno.
 Nol fece, sì gli piacque alzar su l’onte
 di un rival coronato il suo trionfo.
 ANILEO
750Fosse questo, o mio sire, il suo gran fallo
 ma...
 ARTABANO
             Che?
 ANILEO
                         Sul labbro mio parrà l’accusa
 livore, odio, menzogna.
 ARTABANO
 Di Anileo mi fu sempre
 sincero il zelo.
 ANILEO
                             Anzi vorrei più vite
755perder che a te mentir. Sanno gli dei
 che del mio re solo mi spinge affetto
 cosa a dir che taciuta è in sua ruina.
 ARTABANO
 Parla. Già ser freddo in sen serpe il sospetto.
 ANILEO
 Di Ornospade, o signor, fu nel suo esiglio
760Roma il soggiorno.
 ARTABANO
                                     Io nol sapea.
 ANILEO
                                                              Di affetto
 colà colà si si strinse a cesare ed ai figli
 profughi di Fraate,
 te dal paterno impero
 sempre attenti a scacciar.
 ARTABANO
                                                 Tiberio e Roma
765armano a lor favor; né sfuggir posso
 la minacciata guerra.
 ANILEO
 La fomenta Ornospade e ’l suo ritorno
 non è senza disegno.
 ARTABANO
 Vorrei più assicurarmi.
 ANILEO
770Giunto è al campo Metello,
 il romano orator. Fia presto in Carre.
 ARTABANO
 Che reca? Il sai?
 ANILEO
                                 Ne ho fidi avvisi. Augusto
 vuol che tu renda il trono,
 ai figli di quasi ne fossi usurpator tiranno,
775ai figli di Fraate; e se resisti,
 quant’è verrà a’ tuoi danni; in e in Ornospade
 si assicura un amico.
 ARTABANO
 La rea trama prevengasi. Il perverso
 diasi a cieca forte prigion. Tuo ne sia ’l peso.
 ANILEO
780Ben l’affidi. Già parto e ’l cenno adempio. (Parte)
 ARTABANO
 Comincia a più temermi,
 orgoglioso rivale e suddit’empio.
 
    Fremer vi sento
 d’ira e spavento,
785barbare gelosie, nel regal petto.
 
    Scuote’ una face amore;
 altra ne accende sdegno;
 mi si minaccia il regno;
 sta in cor di amante e re furia e sospetto.
 
 Fine dell’atto secondo