Ornospade, Venezia, Marciana, autografo

 SCENA XVI
 
 NISEA, poi ARTABANO e ANILEO
 
 NISEA
 Avrai l’odio che chiedi;
 e in ozio nol vedrai. Stan di tua sorte
 le redini in mia mano.
 Ecco il padre. È un gran ben, quando ad offesa
715non indugia vendetta.
 ARTABANO
                                           Attendi. Figlia, (Prima ad Anileo, poi a Nisea)
 così turbata?
 NISEA
                           Ah! Padre!
 ARTABANO
 Che mi dirai?
 NISEA
                             Ciò che ti spiaccia.
 ARTABANO
                                                                 Intendo.
 Palmide mi rifiuta.
 NISEA
 Sconsigliata e sedotta.
 ARTABANO
720Parlò Ornospade in mio favor?
 NISEA
                                                          L’iniquo!
 ARTABANO
 L’udisti tu?
 NISEA
                         Mel comandasti. Oh! Quanto
 soffersi in ubbidirti!
 ARTABANO
 Che fe’? Che disse? Che impetrò? Rispondi.
 NISEA
 Tradito sei.
 \PANILEO
 Tutto hai tradito
 ARTABANO
                        Come? Tradito!
 ANILEO
                                                       (O me felice!)
 NISEA
725Sì. L’amor di Ornospade,
 de la sua bella a fronte,
 obbliò le promesse
 e per sé favellò. Disse il suo ardore Chiese il suo Disse il suo ardore;
 consigliò il tuo rifiuto.
 ARTABANO
730O Perfido! Morirai.
 NISEA
                                      Di scuse orsù [illeggibile] Di scuse Di qualche scusa
 degno è ’l suo fallo. Una beltà, che s’ami,
 non sì facil si cede.
 ANILEO
 Dovea non darla o mantener la fede.
 NISEA
 
    La fede obbliò;
735ma merta pietà.
 Amor lo sforzò
 e ’l vinse beltà.
 (Vorrei... Ma che?... Non so. Già son pentita).
 
    Se ’l pensi punir,
740da’ pena al suo a l’error
 ma sol ne l’amor
 che ’l trasse a fallir.
 (Misero mio furor, tu m’hai tradita).