Ornospade, Venezia, Marciana, autografo

 SCENA XV
 
 ORNOSPADE e NISEA
 
 NISEA
665(Per sorprenderlo è questo il miglior tempo).
 \ORNOSPADE
 Palmide... Oh! Qual mi lasci! Oh! Qual rimango!
 Se i tuoi mali casi, Ornospade,
 mi facciano pietade...
 ORNOSPADE
                                          Ah! Che a misura
 di quanto soffro e peno,
 compiangermi non puoi, vergine eccelsa.
670Fedele a chi mi uccide,
 infedele a chi mi ama,
 senza merto ubbidisco,
 senza colpa tradisco; e perdo, o dio!
 me stesso e l’idol mio.
 NISEA
675Danno, che con usura
 può ripararsi, è picciol danno. Io t’offro
 in una’alma real, che per te langue,
 una più degna amante.
 Gradiscila e sii giusto in comun bene.
 ORNOSPADE
 Perduta lei, mio solo voto e spene,
680per me non v’è che angoscia più bene.
 NISEA
 Quel, che al tuo re facesti,
 sacrificio crudel quanti avvien con gioia
 po[illeggibile] fare il vorrian! Tu perché averne affanno?
 Lascia Palmide al trono e sei fedele.
685Ama regia donzella e sei felice.
 ORNOSPADE
 Ella più che regina,
 foss’io meno che servo...
 NISEA
                                               Il tuo sospendi
 sconsigliato furor dolor. Tutta non esca
 sul crudel labbro la feral ripulsa
 Risparmiami. Già tanto cieco dolor. Risparmiami. Già tanto
 diss’io che più non giova
690arrossir [illeggibile] vergognarsi o tacer. Mira e conosci
 chi ti parla e chi t’ama.
 ORNOSPADE
 Chi mi parla è Nisea,
 la figlia di Artabano e la promessa
 sposa di Mitridate; e questi nomi
695son per me troppo sacri, ond’io gli offenda.
 NISEA
 Temi di offender loro e me non temi?
 ORNOSPADE
 Nulla resta a temer, se non la vita,
 per chi vuol morte. A te che onoro, in odio
 esser duolmi e in amor. Questo al tuo fido
700sposo riserba; e mio, se ’l vuoi, sia l’altro
 ma sia senza mia colpa;
 e se [illeggibile] colpa poi ti sembra il dover mio,
 puniscilo, o Nisea. Ti affretto anch’io.
 
    Odiami pur [illeggibile] se vuoi
 ma lasciami d’amar.
 
    Forte gli affetti tu Ardan gli affetti tuoi
 Lasciami e torna a quelle Dolci affetti tuoi
 ardano a quella
 a quella prima face
 che ama chiara e vivace
 per te fa divampar.
 
 SCENA XVI
 
 NISEA, poi ARTABANO e ANILEO
 
705   Odiami pur, se vuoi;
 ma lasciami d’amar.
 
    I dolci affetti tuoi,
 lieti e innocenti, a quella
 prima lor face e bella
710tornino a divampar.