Ornospade, Venezia, Marciana, autografo

 SCENA XII
 
 NISEA, PALMIDE e MITRIDATE
 
 PALMIDE
 Quanto v’invidio, alme in amor tranquille!
 NISEA
 Palmide, in che siam noi
 più felici di te?
 PALMIDE
                               Protegge i vostri
570vicendevoli affetti
 quella mano real che i miei contrasta.
 MITRIDATE
 E pur con Ornospade
 fortuna io cangerei.
 PALMIDE
                                       Perché?
 MITRIDATE
                                                        Sicuro
 ei posa nel tuo amor.
 NISEA
                                         Dubbio hai del mio?
 MITRIDATE
575Non vorrei che Nisea col cor del padre
 mi amasse ma col suo.
 NISEA
                                            Sì sì, vorresti
 che presso a te mi si spiegasse in volto
 or fiamma, or pallidezza;
 e i frequenti sospiri e i fissi sguardi
580e que’ languidi «ahimè» soliti indici
 del fervido disio, vorresti. È vero?
 MITRIDATE
 Ad eccelsa donzella, a regal figlia,
 tanto non chieggo... Ma...
 NISEA
                                                Segui.
 PALMIDE
                                                              Io l’intendo.
 Scelto dal re in tuo sposo, un qualche esigge
585innocente favor che il rassicuri.
 NISEA
 Or via. Palmide, sappi
 che per illustre oggetto, in beltà pari
 e in merto al tuo Ornospade,
 l’anima innamorata arde e si sface.
590Sappi che quanto chiusa
 più la chiara sua fiamma
 la strugge e la divora.
 MITRIDATE
 Ma non dicesti «Mitridate» ancora.
 NISEA
 Mitridate, or lo dissi; e chi ti vieta
595a tuo talento interpetrarne i sensi?
 PALMIDE
 Ciò che tace il suo labbro, il tuo cor pensi.
 MITRIDATE
 
    È così? Parto contento,
 certo già d’esser l’oggetto
 del tuo affetto, anima mia.
 
600   Tempra alquanto
 il soverchio ardente foco.
 Vo’ che m’ami ma non tanto
 che il tuo amore incendio sia.