Ornospade, Venezia, Marciana, autografo

 SCENA VIII
 
 ANILEO, PALMIDE e i suddetti
 
 ANILEO
 Eccoti, o grande Arsacide, Anileo,
 misero più che reo, chieder perdono;
 e chiederlo di un fallo, a cui l’astrinse
440altrui malvagità. Ma, cui c di quanto Sul primo avviso
 cinga il Tigri e l’Eufrate
 affidasti il governo, astio e livore
 accusaro al tuo trono.
 Vicino accusator facil trionfo,
 di chi lontan dir sua ragion non puote.
 Contro forza usai forza e strinsi l’armi,
 non qual fellon contra il mio re, che onoro,
 ma perché iniquità su me depresso
 non contasse il trionfo. Al primo avviso
 del tuo venir, le smanie
 del mio ossequio intendesti;
 e in tua pietà fidai. Se l’atto umile
 non me la ottien, la bella
445Palmide, che dai vani
 sforzi ho difesa di feroce amante,
 sol per renderla a te, parli al tuo core; (S’inginocchia)
 e m’impetri perdon, se non favore.
 PALMIDE
 (Perfido!)
 ORNOSPADE
                      (Mentitore!)
 ARTABANO
450Ben pensasti, Anileo, cercando al fallo
 pietà, più che discolpa. Non si vince (Gli fa cenno di levarsi)
 ira di re col sostenere orgoglio.
 Il tuo ravvedimento,
 se non cancella, alleggerisce in parte
455le andate colpe; e Palmide a me resa
 non n’è lieve compenso.
 Ritirati e un sol passo
 non trar fuor de la reggia. Io meglio intanto
 su te risolverò.
 ANILEO
                              Sia mite o fiero,
460ne la mia sorte adorerò il tuo impero. (Gli bacia la mano e parte)