Ornospade, Venezia, Marciana, autografo

 SCENA V
 
 ANILEO, poi ORNOSPADE con la spada in mano, seguito da più soldati
 
 ANILEO
 Non so come non abbia
 di Palmide nel sen la spada immersa,
 in dolor di Ornospade. Ei venga e trovi
375qual sia Anileo.
 ORNOSPADE
                               Giugnesti
 pure a quel varco, onde a salvarti, o iniquo,
 non ti vale perfidia.
 Quell’audacia a che ostenti?
 Su, gitta il ferro e renditi; o trafitto,
380soldati, ei qui rimanga,
 ch’io di sangue sì reo sdegno macchiarmi. (Comparisce sul poggiuolo Palmide, afferrata per un braccio dal soldato di Anileo, il quale con l’altra mano tiene alzato uno stile, in atto di immergerlo nel seno di Palmide)
 ANILEO
 Che tardate? Cent’armi
 volgansi in Anileo. Di che pentirsi
 troveranno i più audaci.
385Tu vieni ancor; ma prima
 colà, o superbo, alza un sol guardo e mira
 da qual ombra sarà nel cupo Averno
 preceduta la mia.
 ORNOSPADE
 Palmide... Ahimè! (Mirando verso Palmide)
 PALMIDE
                                     Ornospade, (Dal poggiuolo)
390o mi salva o mi vendica.
 ANILEO
                                               Sì, eleggi
 tra ’l furor e l’amor qual più ti aggrada.
 Che ti arresta? Da’ il cenno e fa’ ch’io cada.
 ORNOSPADE
 Ah! Più tosto, o crudel, dentro il mio petto
 vibra la morte e svena
395Palmide nel mio core.
 Gitterommi al tuo piè, se vuoi ch’io preghi;
 il re ti placherò, s’ei ti minacci;
 armerò in tua difesa anche me stesso.
 Ma Palmide...
 ANILEO
                             È in mia possa; e nel mio crudo
400destin, da te e dal re quella mi è scudo.