Ornospade, Venezia, Marciana, autografo

 SCENA II
 
 ANILEO, GERONZIO con seguito e i suddetti
 
 ANILEO
                                                    Sol contra tanti,
 che far pensi? A sì vasta
 strage colui si aggiunga.
 PALMIDE
50O perfido Anileo, tu cadrai prima. (Si avventa per ferirlo ma il colpo le è trattenuto da Vonone che si mette di mezzo e le toglie la spada)
 VONONE
 Indietro; e rispettate
 in Palmide, ella è dessa,
 degli Arsacidi il sangue.
 ANILEO, GERONZIO
 Palmide?
 PALMIDE
                     Ah! Mi tradisti. (Anileo e Geronzio parlano sommesso fra loro)
55Inumana pietà! Più rio di tutti
 nemico. Essi uccideanmi e tu mi salvi.
 Dammi il ferro o qui ’l vibra.
 VONONE
 Feci il dover. Ti acheta.
 ANILEO
 Fortunato è ’l rincontro?. (A Geronzio)
 GERONZIO
60Sappi usarne in tuo pro. (Ad Anileo)
 ANILEO
                                                Bella, né affanno
 né ti rechi timor che il tuo ardimento
 t’abbia tratta in poter di chi ti onora.
 Sei serbata a gran sorte.
 PALMIDE
                                               O di Ornospade
 vile persecutor, degno di tutto
65l’odio mio, non dirò, ma del mio sprezzo,
 pria ver l’amico ingrato,
 poi rubello al tuo re, posta ha ’l destino
 l’ultima meta al suo furor, col farmi
 cader in tua possanza.
70Né peggio ei mi può far; né tu potrai
 peggior di quel che sei renderti mai.
 ANILEO
 Han grazia sul tuo labbro anche gl’insulti.
 Tu, Geronzio, da’ ’l segno;
 e s’apra a noi ne la città difesa
75il trionfale ingresso.
 GERONZIO
 Sì, che già cadon l’ombre e ’l dì si cuopre. (Geronzio con alquanti soldati va verso la porta della città, la quale si apre)
 VONONE
 Non l’irritarlo. (A Palmide)
 PALMIDE
                               Non teme chi dispera. (Ad Anileo A Vonone)
 ANILEO
 Ivi l’asilo, ivi l’omaggio avrai. (A Palmide)
 PALMIDE
 Il più fier de’ martiri
80vuoi risparmiarmi? Non seguir miei passi;
 e fa’ che quel reo aspetto io più non miri.
 
    Tu m’ hai tolto il caro amante;
 tu hai sedotto in cor regnante
 un amor che già mi costa
85pianti, spasimi ed affanni.
 
    Da te solo, o scellerato,
 tutti ven nacquero i miei danni.   (Entra nella città con Vonone, scortata da alquanti soldati, uscendone altri a riceverla e custodirla)