Imeneo, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA III
 
 ALISA e DORISBE
 
 ALISA
 Ah! Dorisbe...
 DORISBE
                             Mia Alisa.
 ALISA
                                                  Al fido amante,
 vedimi, io sopravvivo. O vil che sono!
 Dolor, se non sei forte
885a uccidermi, per me non v’è più morte.
 DORISBE
 Pianto che val? Diasi rimedio al male.
 ALISA
 E qual, se di salute
 tutte le vie son chiuse?
 DORISBE
 Amor le trovi; e se non son, le faccia.
 ALISA
890Eh! Già veggo il velen... Veggo i bei lumi...
 DORISBE
 Ti affretti ad esser misera. Non anche
 tratto è all’ara Imeneo. V’è cui sta a core
 la sua salvezza e ne ha possanza e spene.
 ALISA
 Lusinghe in mio conforto.
 DORISBE
                                                  E che daresti
895per la sua vita?
 ALISA
                               Che darei? La mia.
 DORISBE
 E l’amor tuo?
 ALISA
                            Che dici?
 DORISBE
 Se a ninfa, che il salvasse,
 cederesti Imeneo.
 ALISA
                                    Tu il cor mi strappi.
 DORISBE
 Non vi è indugio a frappor. Se il cedi, è vivo;
900e se nol cedi, estinto.
 ALISA
                                         Iniqua Alisa!
 Se un momento esitasti,
 poco, poco l’amasti.
 Salvisi e viva altrui.
 DORISBE
                                       La fé ricevo.
 Te ne sovvenga. Addio. (Si parte)
 ALISA
905Qual partì frettolosa! Ah! Che fec’io?
 
    Chiedimi, iniqua, il core.
 Lasciami il caro amore
 e nol voler da me.
 
    Ma purché viva almeno
910l’idolo del mio seno,
 cedasi a sì gran prezzo
 e viva sol per te.