Imeneo, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA PRIMA
 
 DORISBE e IMENEO in abito di ninfa, sotto nome di Aglauro
 
 IMENEO
 Sì. Tradimmi il dolor. Vano è il negarlo.
 Tu in me ravvisi un misero pastore,
 bersaglio di fortuna e più d’amore.
 DORISBE
 Non contar fra’ tuoi mali
5Dorisbe ancor. Posso giovarti e il bramo.
 IMENEO
 E se il brami, lo spero. Omai sicuro
 tutto il mio core al tuo bel cor s’affidi.
 DORISBE
 (Più vezzose pupille ancor non vidi).
 IMENEO
 Il mio nome è Imeneo.
10Delo ho per patria. Arcesilao mi è padre,
 cui danno scarsa greggia e picciol campo
 di che viver contento.
 Pago di ciò che basta, assai più abbonda
 di chi ancor nel soverchio anela e s’ange.
 DORISBE
15Tal linguaggio i pastori usano in Delo?
 Rose e mele hai sui labbro; e così appena
 parla la dotta Atene.
 IMENEO
 Fa industre man su rozze glebe ancora
 le spiche germogliar. Del saggio padre
20cura fu l’educarmi. Oh! Miglior uso
 fatto ne avessi. Ei mi dicea sovente:
 «Fuggi beltade, o figlio, e fuggi amore».
 Ma chi da amor puote fuggir, che alato
 vola, saetta e giunge uomini e dei?
 DORISBE
25Ma quando e dove egli ti prese al varco?
 IMENEO
 Nel gran tempio di Delo; e i lunghi giorni,
 che dal Tauro al Leon Febo ne adduce,
 il fatal giro appunto
 son della mia perduta libertade.
 DORISBE
30E se in Delo ti strinse il gentil laccio,
 a che vieni in Eleusi?
 IMENEO
 Vaghi fa questi colli il sol che m’arde.
 DORISBE
 (Ingannarmi vorrei). Che sì, che Alisa...
 Tu già arrossisci? Ella fu allor che a Delo
35andò col padre e sciolse al nume il voto.
 IMENEO
 E allor, fosse mio dono o sua rapina,
 suo divenne il mio cor.
 DORISBE
                                            Deh! Se puoi farlo,
 ripiglialo, Imeneo. Sai qual sia Alisa?
 IMENEO
 Figlia, lo so, di Eumolpo, onde con saggio,
40più che sovrano impero, è retta Eleusi.
 DORISBE
 E tu, basso pastor, tant’alto aspiri?
 IMENEO
 Meta de’ miei desiri è solo amarla.
 DORISBE
 Senza speranza non si nutre amore.
 IMENEO
 E pur, ninfa gentile, amo e non spero.
 DORISBE
45E se speme non hai, qui a che seguirla?
 IMENEO
 A pascer gli occhi dell’amato oggetto.
 DORISBE
 Ma le pene sai tu ch’arman le leggi
 ne’ giorni sacri all’eleusinia dea?
 IMENEO
 So l’ineffabil rito e che n’è escluso
50uom straniero e profano.
 DORISBE
 Guai per te, se nel tempio ardir ti spinge.
 IMENEO
 Quando taccia Dorisbe,
 chi può scoprirmi? Questa
 non è la prima volta
55che in coro di donzelle
 sembrai vergine casta e a’ piè mi vidi
 languir delusi amanti e mi fei gioco
 de’ lor sospiri e dell’invidia altrui,
 DORISBE
 Temi la dea. Temi la sorte. Alisa
60cerca nel prato, nella selva e dove
 vederla a te non sia colpa e periglio.
 IMENEO
 Ah! Qualor la crudel m’incontra e vede,
 una subita fiamma
 le sfavilla sul volto e più che lampo
65rapida a me s’invola. Io là sicuro
 potrò bearmi nell’amabil vista...
 DORISBE
 Il tuo misero amor ti accieca e perde.
 IMENEO
 Segue ognuno il suo fato; e questo è il mio.
 Usami tu pietà, silenzio e fede.
 DORISBE
70Sii tu Aglauro o Imeneo, mi punge in guisa
 senso de’ mali tuoi che in tuo conforto
 duolmi d’esser Dorisbe e non Alisa,
 IMENEO
 
    Oh! Così fosse quella
 pietosa, come è bella,
75per cui languisce e pena
 l’anima mia fedel.
 
    Ben le sta in volto amore
 e ferro vibra e face
 da que’ be’ rai; ma in pace
80lascia quel cor crudel.