Imeneo, Vienna, van Ghelen, 1727

 SCENA VIII
 
 ERASTO con ministri del tempio, EUMOLPO e i sopradetti
 
 ERASTO
                  Qual si punisca un scellerato. (Eumolpo rimane indietro)
730Legatelo, o ministri.
 IMENEO
 Che? Lacci a me? (Levandosi impetuoso)
 ALISA
                                    A donzella
 peregrina e gentile,
 quell’aspre funi ed adre,
 presente me?
 EUMOLPO
                            Sì, se ’l comanda un padre. (Avanzandosi)
 IMENEO
735Fermatevi, che indegne (Rispignendo i ministri)
 son queste mani di que’ vili nodi.
 Verrò dove mi voglia il rio destino.
 EUMOLPO
 Verrai dove ti tragga
 la meritata pena; e voi d’intorno
740vietategli ogni scampo.
 ALISA
 (Non anche intendo). Di qual fallo è rea
 costei?
 EUMOLPO
                Di noi, del tempio e de la dea
 e di te ancor, cui, se non fingi, ei scherne,
 mentendosi donzella.
 ALISA
745Padre... E fia ver?
 ERASTO
                                    Se ’l puote,
 lo nieghi. Io qui l’intesi.
 ALISA
 Che fai? Non odi? Non rispondi? Parla.
 Difenditi. Chi sei?
 (Ah! Che purtroppo il riconosco. O dei!)
 IMENEO
750La cagion de’ miei mali è troppo illustre,
 perché s’abbia a tacer. Più non mi celo.
 Pastor sono di Delo,
 figlio di Arcesilao, di Alisa amante;
 e mi appello Imeneo.
755Racchiusa in pochi accenti
 eccovi la mia sorte e la mia colpa,
 se pur è colpa. Io non mentii qui spoglie,
 sprezzator della vostra
 dea ma costretto da maggior possanza.
760Questo amor volle. Questo
 il patrio nume Apollo
 mi consigliò. Voi mi sforzaste a questo,
 amabili pupille, e seguii ’l fato;
 e seduttor non sono o scellerato.
 EUMOLPO
765Udite l’innocente,
 coronatel di fiori,
 dategli lode. Oh! ’l degno
 mio genero e tuo sposo. Al nobil nodo,
 su, apprestinsi le pompe; e in aureo nappo
770fa’, Erasto, che si rechi
 il pregiato liquor; ma questo sia
 venen che lo consumi e lo divori
 e ch’oggi i suoi punisca
 sacrileghi attentati e audaci amori.
 ERASTO
775Giusta vendetta. (Or piangane Dorisbe). (Parte)
 EUMOLPO
 Servi, delle mentite
 vesti colui si spogli e poi si guidi
 nel tempio e a’ piè de l’ara
 bea la cicuta amara.
780E tu, misero, vanne.
 ALISA
 (Ahimè! Ch’io vengo meno).
 IMENEO
 Rigido Eumolpo, ove m’invii non duolmi;
 duolmi donde mi togli. In questo addio
 sento, adorata Alisa, il morir mio.
 
785   Perdonami. Ti amai,
 forza de’ tuoi bei rai;
 ma puro fu l’amor;
 né il cor ti offese.
 
    Volgimi un guardo solo.
790A chi a morir sen va
 un guardo di pietà
 chi mai contese?