Imeneo, Vienna, van Ghelen, 1727

 SCENA VII
 
 ALISA e IMENEO
 
 ALISA
645(Ahimè! Qual vista!)
 IMENEO
                                         (Ahimè! Che incontro!)
 ALISA
                                                                                      (Oh! ’l passo
 ritrar potessi).
 IMENEO
                              (Oh! ’l piede
 non mi tremasse).
 ALISA
                                     (Che farò?)
 IMENEO
                                                             (Che penso?)
 ALISA
 (Senza un atto scortese io gir non posso).
 IMENEO
 (Non si perda l’onor di un bel morire).
 ALISA
650(Cor, perché tremi?)
 IMENEO
                                         (Ah! Non mancarmi, ardire).
 Quanto disio mi sprona,
 tanto timor mi arretra
 dal tuo aspetto che onoro e lungi e presso,
 o bellissima Alisa.
 ALISA
655Non son di Eleusi sì selvagge e schife
 le ninfe, qual tu pensi; ed io mi pregio,
 vie più che di beltà, di gentilezza.
 IMENEO
 Gentilezza, che regna in nobil core,
 non va disgiunta da pietà; e se questa
660tu mi ricusi, io la dispero altronde.
 ALISA
 (Che vorrà mai?) Duolmi che, fatta a pena
 ospite nostra, in ria fortuna incontri.
 IMENEO
 Qui non nacque il mio mal; ma quindi venne.
 ALISA
 E da Alisa dipende il darti aita?
 IMENEO
665Sta in tua man la mia morte e la mia vita.
 ALISA
 Fa’ che i tuoi casi intenda. (Ho in ascoltarla
 diletto insieme e pena).
 IMENEO
 O dio! Che udir senz’ira
 non puoi, lo so, voci di amor.
 ALISA
                                                       Di amante,
670dir vuoi; ma quale offesa
 mi fan voci di ninfa innamorata?
 Qui ne assordano i colli, i boschi, i prati;
 e april qui pria vedrei senz’erbe e fiori
 che donna senza amori.
 IMENEO
675(Non par sì ria qual la dicea Dorisbe).
 ALISA
 Favella e prendi ardire.
 IMENEO
 Solo per troppo ardir sono infelice,
 che dal basso esser mio
 alzai le brame a sì sublime oggetto
680che, come ogni altro di beltade avanza,
 così di grado sovra il mio si estolle,
 più che cipresso sovra umil virgulto.
 ALISA
 Né ti atterrì la troppa
 disparità?
 IMENEO
                      Tutto pareggia amore
685nel suo gran regno...
 ALISA
                                        (Oh! Fosse vero).
 IMENEO
                                                                          E vuole
 che s’ami, ov’egli sforza.
 ALISA
 Ma vuol ragione ancor che ne l’affetto
 s’usi modo e rispetto.
 IMENEO
 Del rispettoso amor facciati fede
690ch’io soffersi e languii, tacendo e amando.
 Ma se mi è dato un giorno
 dir, cadendo a’ suoi piedi: «O prima, o sola
 alma dell’alma mia,
 benché il ciel m’abbia dato
695nascer in basso stato,
 non ti offenda però l’offerta umile
 ch’io ti faccio del core,
 povero sì, non vile.
 Dacché degnossi amore
700scolpire in esso la tua bella immago,
 a lui stanno d’intorno
 fede, valore, gentilezza; e tutte
 l’idee, che in sé rivolge,
 grandi son, perché tue. Degno io te l’offro
705di te che tal l’hai reso;
 e se amante lo sdegni,
 servo lo accetta; e se per servo ancora
 tu lo rigetti, ei si condanni e mora».
 
    Oh! Se spirarti al piede
710l’anima tutta fede
 qui posso, idolo mio, che bel morire!
 
 ALISA
 Così parla il tuo cor; ma parla in guisa
 come l’idol tuo fossi e sono Alisa.
 IMENEO
 E se quel fossi tu, che mi diresti?
 ALISA
 
715   «Cor del mio cor» direi
 «troppo crudel sarei,
 se non amassi in te sì bell’ardire».
 
 IMENEO
 E al mio cor così Alisa? O care voci!
 ALISA
 Alisa no, ch’ella odierebbe un core
720che le potesse ragionar di amore.
 IMENEO
 (Misero me!)
 ALISA
                            Già è tempo,
 orché tanta pietà m’hai desta in seno,
 che tu mi sveli di chi t’arde il nome.
 IMENEO
 (Aita, amor, che questo è ’l duro varco,
725in cui perder mi debbo).
 ALISA
 Torni a temer? Ardisci.
 IMENEO
 Ti ubbidisco; e mi sia
 l’ubbidirti in discolpa. Ecco prostrato (S’inginocchia)
 scorgi...