Imeneo, Vienna, van Ghelen, 1727

 SCENA V
 
 DORISBE e IMENEO
 
 IMENEO
 Dorisbe, e’ fa pietà.
 DORISBE
                                       Per gl’infelici,
 giovami che ti prenda
 un sì tenero affetto.
 IMENEO
                                       Io l’ho per altri,
555qual vorrei che per me l’avesse Alisa.
 DORISBE
 Da lei non lo sperar. Ti abborre e fugge.
 IMENEO
 O dio! Che mai d’atroce in me ravvisa?
 DORISBE
 Perché quello che sei scorge in Aglauro.
 Guai se sapesse mai quello che sei.
 IMENEO
560E ’l disse a te? Miseri affetti miei!
 DORISBE
 E più miseri ancor, se a te giugnesse
 ciò che pensa di te, ciò che ragiona.
 IMENEO
 Nol dir che, quale avviene
 a chi riman dal solo
565vapore impetuoso
 di fulmine cadente
 soffocato ed estinto,
 tal potresti, col solo
 suon di quell’aspre voci,
570uccidermi, o Dorisbe.
 DORISBE
 A che dunque ostinarti?
 IMENEO
 Ch’altro far posso?
 DORISBE
                                     Oggetto
 cangiando, uscir di ambascia e di rancore.
 Un comodo rimedio è un altro amore.
 IMENEO
575Ahimè! Non ho che un core;
 e questo è già di Alisa; e mi è più dolce
 per Alisa morire
 che per altra gioire.
 DORISBE
 Prova qual piacer sia
580amar chi ti riami e chi ti renda
 sospiri per sospiri,
 desiri per desiri.
 Sempre a tempo sarai
 di tornare a’ tuoi lai.
 IMENEO
585V’ha cui passa l’amaro
 assenzio in nutrimento;
 e a me viver è caro
 di amarezza e tormento.
 DORISBE
 E pur, vago Imeneo, ninfa è in Eleusi,
590cui fors’altra non v’ha che pareggiarsi
 possa o di pingui armenti o d’ampie messi.
 Se te ricchezza invoglia,
 tutto è per te. Se gioventù, le ride
 primavera nel volto; e se beltade,
595dicanlo i tanti e tanti
 suoi non curati amanti.
 E questa, o dio! per te languisce e more.
 IMENEO
 Soliti scherzi tuoi. Qual puote amarmi,
 noto solo a Dorisbe?
 DORISBE
600Crudel! Tu lo dicesti.
 Quella, quella son io. Nel ravvisarti,
 n’ebbi pietà. Pietate
 poscia divenne amore; e ’l cangiamento
 sì subito si fe’ che non mi avvidi
605se amor fosse o pietà quel del cor mio,
 già leggier movimento,
 or fervido disio.
 IMENEO
 Tirannide d’amor, quanto sei grande!
 facendone seguir chi da noi fugge,
610vietandone d’amar chi a noi si dona.
 O misera Dorisbe!
 Non era io dunque assai per me dolente,
 se non veniva ancora
 il tuo amore ad affliggermi? La sola
615speranza di quest’alma era Dorisbe.
 Dorisbe ora è mio affanno e mio periglio.
 DORISBE
 No no, caro Imeneo. Non ti dia tema.
 Pria morirò che m’esca il chiuso arcano.
 Ti lascio a te. Tu pensa a me. Da Alisa,
620da Alisa a te fatal guardati intanto;
 e un generoso sforzo
 tenta in favor di chi per te fa tanto.
 
    In lei, che ti sprezza,
 che cosa ami mai?
625L’austera bellezza?
 Il ben che non hai?
 Ah! Tu non ami in lei che la tua morte.
 
    Io che ti adoro,
 che per te moro,
630sarò, se ’l brami,
 sarò, se m’ami,
 tuo tesor, tuo piacer, tuo ben, tua sorte.