Faramondo, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA V
 
 CLOTILDE, ADOLFO e CHILDERICO
 
 CHILDERICO
 (Quai mi stracciano l’alma
1280dubbi pensieri e male intesi ancora?)
 ADOLFO
 Stabilito anche prima
 già s’era il mio destin. Lieto io moria,
 te salva, anima mia.
 CLOTILDE
 Adolfo, il cielo unisce
1285ciò ch’il mondo disgiunge.
 Tu, che sposa mi amasti,
 compagna mi rifiuti e al ciel contrasti?
 CHILDERICO
 (Taccio o parlo? Che fo?)
 ADOLFO
                                                Temo la morte,
 or ch’è comun. Deh, tu la sfuggi e dammi
1290la mia prima costanza.
 CLOTILDE
                                            E vuoi ch’io viva,
 te estinto, e viva altrui? Che sposi l’empio
 spargitor del tuo sangue? Il fier Gustavo?
 Questa è la fede tua? Questa a me chiedi?
 Il tuo solo periglio
1295ti trova forte? Il mio più vil ti rende?
 O men fedel? Che non t’imiti or brami?
 O lo paventi? Adolfo,
 o tu mai non mi amasti o più non m’ami.
 CHILDERICO
 Principi, al giusto affanno
1300legge imponete. A questi orrori in seno
 vi assicuro il sereno.
 ADOLFO
                                        Ah, Childerico,
 qual sentier?
 CLOTILDE
                           Quale speme?
 CHILDERICO
                                                       Al maggior uopo
 vi si aprirà lo scampo. A’ detti miei
 date fede e gioite.
 ADOLFO
1305Di tua beltà
 A DUE
                         saran custodi i dei.
 CLOTILDE
 Di tua virtù
 ADOLFO
 
    È troppo caro
 quel volto a’ numi.
 
    Ben ponno, a chi nol crede,
 del lor poter far fede
1310i tuoi be’ lumi.
 
 CLOTILDE
 
    Se il volto ho vago,
 tu mel fai caro.
 
    Non l’amo, perch’è mio;
 sol perché l’ami, anch’io
1315di amarlo imparo.