Imeneo, Vienna, van Ghelen, 1727

 SCENA III
 
 ODRISIO ed ERASTO
 
 ODRISIO
 E tanto osò colei? Tanto io soffersi? (Tra sé)
 E sarò sceso a la viltà dei preghi,
 per riportarne tal ripulsa e scorno! (Sta pensoso)
 ERASTO
 Che far vuoi? De le belle oggi è ’l costume,
470superbia, ingratitudine, disprezzo.
 ODRISIO
 Me di provincie e mari (Tra sé)
 dominator, me regnator possente,
 me rifiuta una femmina? Me insulta?
 ERASTO
 Così femmina fa; segue il suo peggio.
 ODRISIO
475Né mi vendicherò? Né con Eleusi
 tutta distruggerò l’attica terra?
 La Grecia tutta?
 ERASTO
                                 Eh! Modera il gran core.
 Con beltà risentirsi è debolezza. (Odrisio si avvede di Erasto)
 ODRISIO
 (Ah! Quasi l’ira mi tradia). Nei casi
480subiti anche i gran cori
 hanno il loro trasporto.
 Ma son gl’impeti lor vampa che nata
 muor tosto e di sé lascia
 poca cenere appena.
 ERASTO
485Di tua virtude...
 ODRISIO
                                Erasto, addio. Per sempre
 queste lascio al mio core infauste rive.
 A l’ingrata dirai che sospirando
 le lascio... Ah! No... Dirai che sprezzo a sprezzo
 già rendo e che d’obblio
490spargo la sua memoria e l’amor mio.
 
    Quella d’amore
 nemica e mia
 novo orgoglio prenderia
 dal saper che sospirai.
 
495   Dille sol che quel sospiro
 d’odio fu, perché l’amai.