Imeneo, Vienna, van Ghelen, 1727

 SCENA VIII
 
 ALISA
 
 ALISA
 Natali, dignità, grandezze, onori,
350aurei tetti, ampie messi,
 vani titoli e fregi,
 che mi cale di voi? Meglio sarebbe
 per me che in poca cella,
 semplice pastorella,
355me coprisse umil gonna,
 scarso cibo nudrisse e serva fossi
 di povero in custodia e non mio armento
 ma ’l cor fosse contento.
 O del mio pastorello occhi vezzosi,
360voi ch’altra terra e forse
 altra ninfa beate,
 potessi almen mirarvi
 o almen senza rossor potessi amarvi.
 Ma se quel mi è conteso
365dal mar, che ne disgiugne,
 e se questo mi è tolto
 da un dover, che mi sforza,
 non potendo esser vostra,
 né men sarò d’altrui, che in altra parte,
370o men bella o migliore
 di quella ov’egli stassi,
 né star vorria né spererebbe il core.
 
    Potevate, avversi dei,
 farmi nascer pastorella;
375altra cura or non avrei
 che un’agnella ed un pastor.
 
    E dal fascino e dal lupo
 guardar quella io ben saprei;
 e con questo mi godrei
380dolce pace e dolce amor.
 
 Fine dell’atto primo