Don Chisciotte in corte della duchessa (Pasquini), Vienna, van Ghelen, 1727

 SCENA II
 
 DON ALVARO con soldati e detti
 
 DON ALVARO
 Sparsi e divisi, in cerca
 gite di quel meschin; voleva il duca
 il solo suo timor, non il suo danno.
 SANCIO
 Caro signor don Cavolo,
1805pietà d’un poverel.
 DON ALVARO
                                     Grazie agli dei
 che alfin si ritrovò. Porgiamgli aita. (A don Chisciotte)
 DON CHISCIOTTE
 Ferma, non ti fidare; in simil guisa
 quel vecchio mago, che allevò Ruggiero,
 deluse il fior de’ cavalieri erranti.
 DON ALVARO
1810È Sancio; non lo vedi?
 SANCIO
                                           Sì signore,
 son io, misericordia;
 per Dulcinea la chiedo.
 DON CHISCIOTTE
                                             Scelerato,
 non profanar quel riverito nome
 colla fetente lingua; il tergo tutto
1815già ti rivolgo e non ti ascolto.
 DON ALVARO
                                                      Aita
 gli porgerò ben io. Vieni.
 DON CHISCIOTTE
                                                Il periglio
 è più che certo né costui lo teme.
 SANCIO
 Vi ringrazio dugentomila volte,
 perché pel mio padron potea crepare.
 DON CHISCIOTTE
1820Ma sei tu veramente
 Sancio governator?
 SANCIO
                                      Così non fossi.
 DON ALVARO
 Cosa t’avvenne mai? Stette in gran pena
 il mio signor per te.
 SANCIO
                                       Dugento mori,
 con dugento grandissimi bastoni,
1825ne l’uscir dal castel con tutta forza
 m’hanno dato il buon viaggio in sulle spalle.
 DON ALVARO
 Povero disgraziato!
 SANCIO
 L’asino mio fedel buona memoria,
 perché s’è rotto il collo,
1830siccome, poverello,
 è stato forse più di me percosso,
 posta ha fra i piedi l’onorata testa
 e m’ha precipitato dentro al fosso.
 DON ALVARO
 Ringrazia il ciel che, benché infranto e pesto
1835come tu sei, potea seguir di peggio.
 SANCIO
 Sia ringraziato il ciel ma non di questo.
 DON CHISCIOTTE
 Penso all’ingiuria delle bastonate,
 date ad un mio scudiero.
 SANCIO
                                                Ed io pensavo
 che, se il nostro Merlino l’ha segnate,
1840i conti son saldati tutti quanti,
 che bastan per trecento disincanti.
 DON CHISCIOTTE
 Queste non han che fare
 con quelle del prestato giuramento.
 DON ALVARO
 Solleciti partite. Impaziente
1845ambo il duca vi attende.
 DON CHISCIOTTE
                                               Andiamo, Sancio;
 di quest’affare parlarem per via;
 combatter debbo e il sole in ciel già splende.
 SANCIO
 Andiam. Povero Ruccio,
 proprio la tua disgrazia il cor mi tocca.
1850Che ben che mi volea!
 È morto quasi col mio nome in bocca.