Don Chisciotte in corte della duchessa (Pasquini), Vienna, van Ghelen, 1727

 SCENA VIII
 
 S’ode una sinfonia flebile di pifferi, flauti, oboè e tamburo scordato. LAURINDO figurante la contessa Dolorida, con seguito di matrone, e detti
 
 SANCIO
 Signore, questa pillola...
 DON ALVARO
                                              Sta’ queto.
 LAURINDO
 Potentissimo duca, un’infelice (S’inginocchia)
 posta a’ tuoi piè, dolente,
1040colle compagne sue chiede soccorso.
 IL DUCA
 Sorgi.
 DON CHISCIOTTE
               E taci, che giugni inopportuna.
 LA DUCHESSA
 Lascia che spieghi il doloroso accento.
 SANCIO
 Il numero è tremilacinquecento.
 DON CHISCIOTTE
 Ma la gran Dulcinea
1045non ha parlato ancor.
 DON ALVARO
                                         Fu per mia colpa,
 che l’incantata lingua
 non le snodai. Favella.
 DORALBA
 Caro mio sol, mia stella,
 mio conforto, mio lume e mio riposo,
1050mia speranza, mio cor, dolce mia vita,
 don Chisciotte adorato...
 DON CHISCIOTTE
 Basta, basta, mi sento venir meno,
 melliflua Dulcinea.
 DORALBA
                                      La dura impresa
 del disincanto mio
1055voglio sperar che il tuo gentil scudiero
 sul dorso la torrà.
 DON CHISCIOTTE
                                   Non se ne dubita.
 SANCIO
 Ne dubito ben io.
 DON CHISCIOTTE
 Taci, animal, se replicar ti sento...
 SANCIO
 Signore, son tremilacinquecento.
 DON CHISCIOTTE
1060E ben? Se fosser centomila, tanto
 l’hai da pigliar, son bagattelle, amico.
 Le torrà, le torrà. Siegui, mio nume.
 DORALBA
 Poi che pietoso le torrà, già vedi
 ch’io per me son sicura.
 SANCIO
                                              O tu stai fresca.
 DORALBA
1065Ma se le mie pupille
 hanno l’antica forza in sé raccolta
 per poterti obligar, pronto ad ogn’opra,
 per mio voler quell’infelice ascolta.
 
    Per tutt’altri inesorabile
1070sentirai che Malambruno
 al tuo braccio formidabile
 certa impresa riserbò.
 
    Tanto è ver che a tale oggetto,
 per varcar l’accese sfere,
1075già quel magico architetto
 un caval ti fabbricò.
 
 DON CHISCIOTTE
 Parla, signora incognita.
 LAURINDO
 Dolorida è il mio nome. Io son contessa
 nel regno di Candaia.
 SANCIO
1080Son giusto trentacinque centinaia.
 LAURINDO
 Il terzo lustro avea compiuto appena
 che nella corte il mio destin mi trasse.
 DON CHISCIOTTE
 La corte è una gran scuola. Andiamo avanti.
 LAURINDO
 Donna Magunzia, celebre regina
1085di quel sì vasto impero,
 tutto il favor mi diè.
 DON CHISCIOTTE
                                        Bene.
 LAURINDO
                                                     Per questo
 in ultimo commise
 alla mia cura Antonomasia bella,
 unica figlia sua.
 DON CHISCIOTTE
                                Bella e regina
1090son due gran cose.
 LAURINDO
                                    Or di costei s’accese
 uom di matura età, gran siniscalco
 di corte.
 DON CHISCIOTTE
                   È naturale.
 LAURINDO
 Ma la real donzella
 senz’amarlo il soffriva. Indi a non poco
1095giunse d’Italia un cavalier privato...
 DON CHISCIOTTE
 Domando; il cavaliero
 era di corte o cavaliero errante?
 LAURINDO
 Errante.
 DON CHISCIOTTE
                   Bravo. Io già lo stimo.
 LAURINDO
                                                             Or questi
 in nodo d’amistà forte si strinse
1100col real siniscalco.
 SANCIO
 E in quel libraccio non si fa defalco.
 LAURINDO
 Agli occhi dell’infanta non dispiacque
 l’italo cavalier.
 ALTISIDORA
                              (Sotto allo scherzo
 già si parla di me).
 LAURINDO
                                      Su quei bei lumi
1105nascoso amor già l’attendeva al varco.
 ALTISIDORA
 Per derider, cred’io, quel folle amante,
 non per ferir.
 DON ALVARO
                            Deriso
 fu il vecchio siniscalco.
 DON CHISCIOTTE
 Se lo dice Merlino, sarà vero.
 ALTISIDORA
1110Ma questo fu deriso
 fin d’allor che all’infanta
 mostrò il suo folle ardor la prima volta.
 LAURINDO
 Tu l’istoria non sai; taci ed ascolta.
 IL DUCA
 Questo è nuovo piacer; la lor favella
1115doppio senso nasconde. (A parte alla duchessa)
 DON CHISCIOTTE
                                               Presto, che Sancio
 si deve flagellar.
 SANCIO
                                 Sulle mie spalle
 i conti non si fan tanto sicuri.
 DON CHISCIOTTE
 Come? Vigliacco.
 DORALBA
                                  Don Chisciotte, e questo
 è l’orecchio che porgi a mio riguardo
1120all’afflitta matrona? Attendi ad essa
 né mi guardare.
 DON CHISCIOTTE
                                 Oh dio... Dica, contessa.
 LAURINDO
 Il cavalier vide il cimento appena
 che a difesa si armò.
 ALTISIDORA
                                        La storia è falsa,
 che donzella real raro si pone
1125a combattere un cor vile ed abietto,
 se luce di dovere ha in sé raccolta.
 LAURINDO
 Tu l’istoria non sai; taci ed ascolta.
 Valoroso pugnò, vinse e il trionfo
 al misero costò pianto e sospiri.
 ALTISIDORA
1130Io so che la donzella
 in questo lo tenea per mentitore.
 DON ALVARO
 Gliel disse, è ver, ma in quel medesmo istante
 l’error del labro lo corresse il core.
 DON CHISCIOTTE
 Se lo dice Merlino, sarà vero.
 IL DUCA
1135Sollecita il racconto.
 LAURINDO
                                       Infin l’amico,
 che lo credea rival, d’ira si accese
 e con prudenza la cuoprì da saggio.
 DON ALVARO
 Ma fin da quel momento si dispose
 all’amico rival d’esser cortese.
 ALTISIDORA
1140Ambo siete mendaci.
 DON CHISCIOTTE
 Ma tu non sai l’istoria; ascolta e taci.
 LA DUCHESSA
 Il contrasto è gentil.
 LAURINDO
                                       Da Malambruno
 incantator, cugino di Magunzia,
 portossi il cavalier. Nota gli fece
1145questa dolente istoria; e perché volle
 al siniscalco amico
 dar prova di sua fé, d’esser mutato
 chiese in duro macigno.
 DON CHISCIOTTE
                                              Oh grand’eroe!
 LAURINDO
 L’incantator lo consolò ma insieme
1150la donzella converse in fiero drago,
 in coccodrillo il siniscalco e a noi,
 senza saper perché, le molli guancie
 di quest’ispido pel ci ricoperse.
 IL DUCA
 Or perciò che domandi?
 LAURINDO
                                               Alla primiera
1155forma tornar ci puote
 quel celebre campion; solo a quel forte (Accenna don Chisciotte)
 riserba Malambrun l’audace impresa;
 la tenti ogni altra mano,
 ch’alla grande opra si cimenta invano.
 IL DUCA
1160Or quest’impegno è tuo.
 DON CHISCIOTTE
 Dulcinea lo comanda; e tanto basta.
 SANCIO
 Signor, facciam baratto;
 io servirò Dolorida barbuta
 e tu sarai contento
1165di quella bagatella
 del numero tremilacinquecento.
 DORALBA
 Sancio gentil, tal cambio
 far non si può.
 SANCIO
                              Se non si può, ti accerto
 che torni una villana come prima.
 DORALBA
1170Ed avrai tanto cor?
 SANCIO
                                      L’avrò benissimo.
 DORALBA
 E spargerò le mie preghiere al vento?
 SANCIO
 Che non si fa defalco ti rammento.
 IL DUCA
 Or si tronchi il garrir. Sancio, t’eleggi;
 o tu perdi il governo o ti percuoti.
 SANCIO
1175Signore, andiam bel bello.
 DON CHISCIOTTE
 lo non ne posso più. Nume adorato,
 ti svenerò l’iniquo. (Pone furiosamente la lancia in resta contro di Sancio)
 SANCIO
                                      Ah poveretto! (Spaventato)
 Signor, me ne darò settantamila.
 DORALBA
 Ma ti convien giurar.
 DON CHISCIOTTE
                                         Su questa lancia
1180metti le mani e giura.
 LA DUCHESSA
 Poi non temer, che l’isola è sicura.
 SANCIO
 
    Già che deve andar così,
 giuro che me le darò.
 
    Ma da me stesso
1185lo voglio fare
 quando mi pare
 e un libriccino
 tenga Merlino,
 dove le segni
1190di mano in mano
 che me le do.