Faramondo, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA XVI
 
 CLOTILDE e GUSTAVO
 
 CLOTILDE
 Gustavo, alfin tu vedi
 lagrimosa Clotilde e qual poc’anzi
890la bramasti a’ tuoi piedi.
 Signor, pria che li esponga,
 tu intendi i voti. Io nell’altrui ti chiedo
 o la mia vita o la mia morte. O salvo
 dammi il fratello o in me l’uccidi ancora.
895Se m’ami, ah, come puoi
 condannar Faramondo e amar Clotilde?
 Ti vo’ più giusto. Estingui
 tutto l’amore o tutto l’odio; e sia
 per tuo, per mio riposo,
900men crudele il tuo core o men pietoso.
 GUSTAVO
 Clotilde, ancor ben noti
 non hai tutti i tuoi mali. Adolfo è avvinto
 non men che Faramondo.
 Due vittime son queste
905egualmente a te care,
 l’un ti è fratel, l’altro ti è amante; e parla
 nel tuo tenero core
 per quel natura; e a pro di questo, amore.
 CLOTILDE
 È ver, mi è caro Adolfo
910e in me accresce i timori il suo periglio;
 ma alfin tu gli sei padre ed ei ti è figlio.
 GUSTAVO
 Non ti adular, Clotilde.
 No, denno ambi morir. Sveno mi chiede
 di chi l’uccise il sangue.
915Quest’io giurai; né puote
 rivocarsi il decreto.
 Nella vita di Adolfo
 posso usarti pietà. Se salvo il brami,
 Clotilde, odi la legge; io ti vo’ mia;
920dammi fede di sposa e salvo ei sia.
 CLOTILDE
 Che la destra io ti stringa, allor che calda
 fia del sangue fraterno?
 No, tiranno crudel. Se Faramondo
 deve morir, mora anche Adolfo. Io l’amo;
925ma abborrir saprò il figlio
 nel delitto del padre. Adolfo mora;
 il duol della sua morte
 sarà tua pena e mia vendetta ancora.
 GUSTAVO
 Qui se le guidi Adolfo. In questi primi
930impeti del dolor mal si conosce
 il più sano consiglio. Addio, Clotilde.
 Se di quanto hai più caro
 perdi una parte, l’altra,
 che salvar puoi, non trascurar. Più giusta,
935il tuo e il mio cor dall’esser empio assolvi.
 Qui vinca i tuoi rigori
 la vista del tuo amor. Pensa e risolvi.