Don Chisciotte in corte della duchessa (Pasquini), Vienna, van Ghelen, 1727

 SCENA V
 
 IL DUCA, LA DUCHESSA, ALTISIDORA, DON CHISCIOTTE e SANCIO, con seguito di cacciatori che portano in trionfo una testa di cinghiale ucciso da don Chisciotte
 
 IL DUCA
 Prova del braccio tuo, tolto dal busto
 ecco l’orrido teschio
 del rabbioso cinghial.
 LA DUCHESSA
                                          Stupido il ciglio
 restami ancor, nel rammentar la forza
915del formidabil colpo.
 DON CHISCIOTTE
                                         Opra sì lieve
 non merita stupore. Ah, se quell’orso...
 IL DUCA
 Tuo smisurato ardir pose in spavento
 l’incantator malvaggio,
 onde l’orso sparì.
 SANCIO
                                  Vada a buon viaggio.
 DON CHISCIOTTE
920Io dispiacer ne sento,
 che questa mano, avvezza
 a combatter leoni,
 non hai veduta ancor. Sancio, tu sai...
 SANCIO
 È vero, sì signor.
 LA DUCHESSA
                                  Livida rabbia
925di chi mal vede entro di te raccolta
 tanta virtù, vorrebbe
 nascoso il tuo valor.
 IL DUCA
                                      Ma già la fama,
 gl’Amadis, gli Splandiani e i Florismarti
 col suo gran nome oscura;
930e la bella virtù, più che l’invidia
 pensa a tenerla ascosa e che l’offende,
 più si palesa e tanto più risplende.
 
    Denso fumo, più che tenta
 di velar la fiamma pura,
935più l’accende e men l’oscura;
 sparso al vento poi sen va.
 
    Cieca invidia, più che spenta
 di mirar virtù pretende,
 men l’oscura e più l’accende,
940sé distrugge e altro non fa.