I due dittatori, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA VIII
 
 QUINTO FABIO, VELIA e VALERIO
 
 QUINTO FABIO
 Ersilia, ore di vita
 mi restan poche; altre alla patria ed altre
1055ne debbo al padre; e tu non poca parte
 e l’estrema ne avrai. Se d’una sola
 lagrima tu mi onori, assai già ottenni.
 Serba ad altro più degno e più felice
 i tuoi teneri affetti. Al caro Erminio
1060narra i miei casi; e digli
 che non vendichi Fabio
 su Roma; e lieti ei viva
 con la sua Velia gli anni. Anzi ch’io parta,
 mia diletta, un addio.
 VELIA
1065E ti perdo così?
 QUINTO FABIO
                                Così i miei mali
 finiscono. Valerio,
 addio. Ricorda al padre Ersilia mia;
 le sia in custodia e libertà le renda.
 VALERIO
 Ho stretto il core da pietà e da doglia. (Si parte)
 VELIA
1070Nulla per te fec’io, tu per me tanto.
 Core, alma, vita, escimi tutta in pianto.
 QUINTO FABIO
 
    Concedimi ch’io baci,
 cara, la bianca mano,
 favor di tua pietade all’amor mio.
 
1075   Ma tu sospiri e taci;
 mi basta il tuo dolor. Ersilia, addio.