I due dittatori, Venezia, Pasquali, 1744
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SCENA III
QUINTO FABIO tra i littori e OSIDIO
QUINTO FABIO
Vado, Osidio, a morir. Né il Fabio nome
né la canizie e dignità del padre
né i merti miei, nel giudice feroce
diero accesso a pietà.
OSIDIO
Sperar mi giova
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che te il pubblico lutto e te del padre
ne serberanno i preghi.
QUINTO FABIO
Eh, troppo importa
a Minuzio ch’io pera.
Ma vedrò il genitor?
OSIDIO
Mira. Qui ’l tragge
la tua sciagura. Io vo a Minuzio.
(Si parte)
QUINTO FABIO
Ah, temo
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più l’ire sue che tutti i mali miei.