Faramondo, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA IX
 
 FARAMONDO, e i detti
 
 FARAMONDO
                                                   E mora.
 ROSIMONDA
 Oimè! Desso egli è forse?
 CLOTILDE
 (In qual rischio il compiango!)
 ROSIMONDA
 È possibile mai?...
 FARAMONDO
                                     Sì, tu mi vedi,
730principessa, a’ tuoi piedi.
 Se neghi fede al guardo, or che diverso
 da qual pria mi vedesti a te ritorno,
 credilo, Rosimonda,
 a quel dolor che, sul mio volto impresso,
735quasi ignoto mi rende anche a me stesso.
 ROSIMONDA
 Misero! E qual tuo fato
 qui ti guida a morir? Qui, dove ogni alma,
 ogni ferro, ogni voto
 congiura alla tua morte,
740a che vieni? Che vuoi?
 FARAMONDO
 A cercar questa morte a’ piedi tuoi.
 CLOTILDE
 Frenar chi puote il pianto?
 ROSIMONDA
 A me chiedi la morte?
 FARAMONDO
                                           Eccoti il capo
 che vuoi reciso. Eccoti il sen che aperto
745brami a mille ferite.
 Quivi ricerca il core, unica sede
 di quest’alma infelice, e lo trafiggi.
 Eccoti il ferro stesso,
 reo del sangue fraterno, e qui lo immergi.
750Tanti popoli invano e tante spade
 s’armano a’ danni miei. Tu sola basti
 a compir la mia morte.
 Già d’allor che ti vidi assai più fiera
 l’han co’ dardi, che scocchi,
755nel mio sen principiata i tuoi begli occhi.
 CLOTILDE
 (Che mai dirà?)
 ROSIMONDA
                                 (Sento mancarmi ’l core
 fra pietade ed onore.
 Vendicarmi non posso;
 perdonargli non devo.
760Che farò? che risolvo?) Ah, Faramondo,
 qual duro passo è questo in cui mi getti?
 Un regno tu m’hai reso;
 libertà tu m’hai data;
 ma un fratel m’hai trafitto. Oimè! Può farmi
765un perdono spergiura e un colpo ingrata.
 Ma poiché te infelice e me crudele
 brami, in onta del cor, sì, tu morrai.