I due dittatori, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA III
 
 QUINTO FABIO e VELIA
 
 VELIA
 Ben collocato è il benefizio, o Fabio,
 in magnanimo core.
 QUINTO FABIO
715Ma infelice è l’amore
 che per alma crudel langue e sospira.
 VELIA
 Così vuol la mia sorte e ne ho tormento
 nulla del tuo men fero.
 QUINTO FABIO
                                            E pur, se Velia...
 VELIA
 Un giorno intenderai del vano impegno
720l’innocente lusinga.
 QUINTO FABIO
 Non so perder ancor tutta la speme
 che tu giusta mi sia; né per ripulse
 la mia fede si stanchi.
 VELIA
 Ella, sì, mi assicuri
725dal fier Minuzio. Egli verrà col fasto
 della sua dittatura a nuovi oltraggi.
 Altra difesa da un tiranno amante
 non ho che Fabio o morte.
 QUINTO FABIO
 Ersilia, non temer. Sicuro asilo
730nel campo avrai del dittator mio padre.
 VELIA
 Il trionfo compisci
 di tua virtù. Rendimi a’ miei.
 QUINTO FABIO
                                                        Crudele!
 Anche fuggirmi? Anche il piacer ch’io perda
 dell’amabil tua vista?...
 VELIA
735Per lontananza salderà tua piaga.
 QUINTO FABIO
 Dirai meglio, per morte.
 Non mi sento sì forte
 a perderti per sempre.
 Lascia ch’io più disperi o più m’avvezzi
740a sì crudo per me rimedio estremo.
 VELIA
 Minuzio... Oh dei!...
 QUINTO FABIO
                                       Fabio è ancor teco.
 VELIA
                                                                           Io temo.