Faramondo, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA VIII
 
 CLOTILDE e ROSIMONDA
 
 ROSIMONDA
 Benché di Faramondo
 m’abbia il braccio fatal tolto un germano,
 qui non vengo, Clotilde, a te nimica.
710Duolmi che avverso fato
 tal mi renda anche a lui; né possa almeno
 rendergli in te la libertà ch’io n’ebbi.
 CLOTILDE
 De’ casi miei cura ne prenda il cielo.
 Sol quei di Faramondo
715mi fan pietà. Nell’odio tuo lo piango.
 Morrà, se morto il vuoi;
 e pende il suo destin dagli occhi tuoi.
 ROSIMONDA
 Clotilde, se al mio core
 chiedo la morte sua, non la paventi.
720Se la chiedo al mio fato,
 se all’onor mio, che posso dir? Crudele
 mi vuole un giuramento, il padre e Sveno.
 Salvo il vorrei né posso.
 CLOTILDE
                                              E s’ei perdono
 qui ti chiedesse?
 ROSIMONDA
                                  Ah, non tentarmi.
 CLOTILDE
                                                                     Avresti
725sì fiero cor?
 ROSIMONDA
                         «Morir tu devi» allora
 io gli direi ma sospirando.