I due dittatori, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA IV
 
 OSIDIO, MINUZIO, seguito da’ soldati, e i suddetti.
 
 OSIDIO
 Piega il feroce cor. (In lontano a Minuzio)
 MINUZIO
                                     Ch’io scenda a’ prieghi? (In lontano ad Osidio)
 No. Qual de’ Peni a fronte,
 sia in faccia al dittator Minuzio invitto. (Si avanza)
 OSIDIO
 (Crescerà per audacia il suo delitto).
 MINUZIO
400Massimo, dittator, che là t’assidi
 a giudicarmi e a condannarmi, ho vinto.
 Vanto il mio error; non lo discolpo. Verghe
 vengano e scuri; eccoti dorso e capo.
 Nella tua dittatura acciar romano
405va di sangue africano
 digiuno ancor. Cominci
 da quel d’un cittadino; e Roma intenda
 che né tu vincer vuoi né che altri vinca.
 Chiuditi pur nel vallo; occupa pure
410l’erto de’ monti. Se sconfitto il Peno
 non fia dagli ozi tuoi, s’arso e distrutto
 grida invano alzerà l’ausonio suolo,
 basterà a’ fasti tuoi Minuzio solo.
 FABIO MASSIMO
 Chi già del dittator sprezzò la legge,
415strano non è ch’ora n’insulti il grado.
 D’uno in altro delitto
 s’apre facile il varco a cor superbo.
 Tu vanti i tuoi trofei ma rei d’impero
 negletto, ma funesti.
420Pena al tuo error si deve; e tal l’avrai
 che farà sbigottir la tua alterezza.
 All’ossequio in mancar fosti spergiuro
 né, sapendo ubbidir, demeritasti
 dal grado ch’io ti diedi.
425Scingiti e sago e brando e l’armi e tutti
 della milizia gli ornamenti. Il nome
 tuo si cancelli. Esci del campo. A Roma
 ritorna; e quivi ostenta
 le tue vittorie, i miei riposi infama;
430e là più cresca al suono
 delle ignominie mie l’alta tua fama.
 OSIDIO
 A un vincitor qual pena!
 QUINTO FABIO
 Pallido, sbigottito e fiso a terra
 le luci... Altro egli sembra
435da sé poc’anzi minaccioso, invitto.
 FABIO MASSIMO
 Facciasi; e il banditor legga l’editto. (Sale il banditore su la tribuna e riceve dalle mani del dittatore l’editto; ma nell’atto del leggerlo, sopravviene Valerio, seguito da ventiquattro littori, e tiene in mano altro decreto del popolo romano)