I due dittatori, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA III
 
 MINUZIO, OSIDIO, tribuni, soldati, eccetera, uscendo dal tempio, e QUINTO FABIO
 
 MINUZIO
 Un valor fortunato, un pronto ardire,
 romani, ha vendicato il danno e l’onta
 o dell’altrui sciagure
 o dell’altrui lentezze. Il sì feroce
75Annibale per noi non è più invitto.
 QUINTO FABIO
 (Di qual poca vittoria ei va superbo!)
 MINUZIO
 Grazie agli dii, lode all’olimpio Giove
 e al quirin Marte. Accette
 fur le vittime al cielo; e ne diè segno
80nelle viscere monde e nella fiamma
 non torbida né obliqua.
 OSIDIO
 D’altro e maggior trofeo lieti presagi.
 MINUZIO
 Lo avremo, amici. Intanto
 le scuri, ancor digiune
85del sangue ostil, quello ne bean che scorre
 de’ prigioni nimici entro le vene.
 QUINTO FABIO
 Minuzio, in petto inerme
 il vincitore incrudelir non usa.
 MINUZIO
 Di Annibale lo fa l’odio feroce
90e giustifica il nostro.
 OSIDIO
 Altre leggi ha Cartago, altre ne ha Roma.
 MINUZIO
 E Minuzio ha le sue. Reo fia di morte
 chi deluda l’editto. Ite, o ministri. (Partono alquanti de’ romani soldati)
 QUINTO FABIO
 (Buon per Erminio mio, che il tenni ascoso).