I due dittatori, Vienna, van Ghelen, 1726

 SCENA XIV
 
 MINUCIO, VALERIO, poi QUINTO FABIO
 
 VALERIO
 Bel campo ti si appresta
 di gloria anche in Erminio...
 MINUCIO
                                                      Il preservarlo
1195dipenderà da Fabio.
 Seco mi lascia; e ad osservar dal colle
 va’ se Annibale ardisca altro cimento.
 VALERIO
 Il valor di Minucio è suo spavento. (Parte)
 MINUCIO
 Risorgete, o speranze.
1200Vostra Ersilia esser può... Fabio, sa il cielo
 se mi dolea che dal dover costretto
 fossi a l’aspro comando, ond’era tolto
 tal figlio ai Fabi e tal guerriero a Roma.
 Grazie agli dii, che ai publici, ai miei voti
1205render ti posso alfine. Onta e rimorso
 han tratto Erminio a la sua pena; e l’abbia.
 QUINTO FABIO
 Ah! Signor, per qual fato,
 mi avrò sempre a doler de le tue leggi,
 s’anche i favori tuoi mi son funesti?
1210Donarmi vita e tormi Erminio? O quanto
 meno spietate eran per me le scuri!
 MINUCIO
 Degno che tu ’l compianga è ’l fido amico.
 QUINTO FABIO
 Compiangerlo che val? Lascia ch’io ’l salvi.
 MINUCIO
 Volendo, il puoi.
 QUINTO FABIO
                                 Col capo mio? Son pronto.
 MINUCIO
1215Men crudel sacrificio a te si chiede.
 QUINTO FABIO
 E qual?
 MINUCIO
                  Ersilia tua cedi al mio amore. (Entra Velia)
 QUINTO FABIO
 Ersilia? Ah! Dittatore,
 non mi resta ragion in lei che chiedi.
 Io giva a morte e libertà le diedi.