Faramondo, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA II
 
 TEOBALDO, poi GERNANDO e i detti
 
 TEOBALDO
 Quegli, che a te sen viene,
 sire, è Gernando.
 GUSTAVO
                                   Il re de’ Svevi?
 TEOBALDO
                                                                 A sdegno
 non ti mova un tal nome;
 giovi udir ciò ch’ei chiede.
 GUSTAVO
585Venga; benché nimico, io l’assicuro
 su l’onor mio, su la real mia fede.
 GERNANDO
 Signor, cessi una volta
 l’odio tra noi. Tutto del franco a’ danni
 s’armi più giusto. Egli del par ci ha offesi,
590te nel seno del figlio,
 me nell’amor. Dobbiam punirlo entrambi,
 tu perché fu crudele, io perché infido.
 Per la comun vendetta
 io qui vengo ad offrirti e vita e regno.
 GUSTAVO
595Lo gradisco; e que’ nodi,
 che già sciolse l’amor, stringa lo sdegno.
 CHILDERICO
 (Empia amistade!)
 ROSIMONDA
                                      (Barbaro disegno!)
 GUSTAVO
 Dal tuo valor, Gernando, il capo attendo
 del franco re.
 GERNANDO
                           Lo avrai.
 GUSTAVO
600Qual ne fia il prezzo, in Rosimonda il sai.
 Ciò che approva Gustavo,
 Rosimonda non sdegni.
 ROSIMONDA
 Seguirò il mio destin.
 GUSTAVO
                                          Gernando, addio.
 Sta nel tuo brando il tuo riposo e il mio.