I due dittatori, Vienna, van Ghelen, 1726

 SCENA III
 
 FABIO MASSIMO e QUINTO FABIO
 
 QUINTO FABIO
370Se di ciò, che ti offende, a parte io sia,
 creder lo puoi, non men signor che padre.
 Lo vuol sangue e ragion. Son figlio e servo.
 Ma di servo e di figlio al zelo ancora
 favellar si conceda.
 FABIO MASSIMO
                                     E che puoi dirmi?
 QUINTO FABIO
375Che se a punir di morte
 pensi il reo vincitor, l’odio avrai tutto
 del campo.
 FABIO MASSIMO
                       E a nol punir, ne avrò il disprezzo.
 QUINTO FABIO
 Che puoi tentar, se de’ soldati a l’uopo
 l’amor ti venga meno?
 FABIO MASSIMO
                                            E se il rispetto,
380che comandar?
 QUINTO FABIO
                               Ripiglieranno i Peni
 più ardir dal suo gastigo.
 FABIO MASSIMO
 L’ozio nostro finor fu dei trionfi
 di Annibale lo scoglio.
 Lo stanchiam col fuggirlo. Ei nulla cerca,
385più che i nostri cimenti.
 QUINTO FABIO
 Minucio...
 FABIO MASSIMO
                      Pervertì l’util consiglio;
 e ’l lasciarlo impunito
 me in dispregio porria, Roma in periglio.
 
    Troppo giovane tu sei.
390Son colpevoli trofei
 quei che lodi e che difendi.
 
    Di un roman sta il primo onore
 ne l’ossequio e non nel brando;
 e de l’arte del comando
395tu assai parli e poco intendi. (Fabio Massimo va a sedere sul tribunale preparatogli)