Semiramide in Ascalona, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA VI
 
 MENNONE
 
 MENNONE
 Che mai feci? A Semira
 diedi morte; e perché?
 Ella mi fu fedele;
1235e solo io fui che le mancai di fé.
 
    Perdonami, o bell’ombra
 che intorno a me t’aggiri.
 Ricevi i miei sospiri...
 
 No no, fuggi da me, vattene, sgombra. (Levandosi furioso)
1240Di Semira e di Nino
 leggo i nomi in que’ tronchi.
 Veggo le infauste tede.
 Odo i pronubi canti.
 Su, cangiateli, o furie, in nenie e pianti.
1245Ahi, ahi, che furie perfide!
 Oh donne scellerate,
 perché mi flagellate?
 Non più. Vado. Mi ascondo. Chi mi vuole?
 Terra? Mar? Cielo? Abisso? Oh, se potessi!
1250starmi là sceglierei
 ove femmina alcuna
 mai mai non si offerisse agli occhi miei.
 
    Ov’è il legno? Ove Caronte
 che mi varchi a Flegetonte?
1255Ei non vien? Sull’ali a volo
 io vi andrò del mio furor.
 
    Già ho tre furie, un re rival
 e due amanti,
 una iniqua, una sleal.
1260Quanti mostri, ahi, quanti quanti
 per il povero mio cor!