Semiramide in Ascalona, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA VI
 
 MENNONE col suo seguito e poi ALISO
 
 MENNONE
 Sposo il re di Semira? Ella di lui?
 Più tosto ambo di morte.
 Un novello furor m’occupa e vie
1060m’apre sinora ignote.
 Dite, vedrem, soldati, a noi dar leggi
 femmina sì plebea? Vedremo il sangue
 de’ nostri re, progenie alta di Giove,
 profanarsi da quello
1065di villana bifolca?...
 ALISO
 Tal di Semira ei parla?
 MENNONE
                                             Aliso, a tempo.
 Si pensa d’innalzar Semira al soglio,
 per ignominia dell’assirio nome.
 Anziché tanto scorno ne ricopra,
1070cimentiamo un ardito
 sforzo. Tu a’ miei guerrieri i tuoi congiungi
 pastori e fin sul trono
 andiamo a spaventar l’amor di Nino
 e il fasto di Semira.
 ALISO
1075Signor, quella Semira era pur degna
 degli affetti di Mennone poc’anzi.
 MENNONE
 È vero; e ne arrossisco.
 Ma il domestico obbrobrio
 d’un indegno imeneo
1080nel vassallo finisce,
 quel d’un monarca in tutti
 si spande. Aliso, su, risolvi. Io tanto
 dal mio giusto furor sento infiammarmi
 che. a qualunque mi osasse
1085far resistenza, immergerei nel petto
 ferro vendicator.
 ALISO
                                  Piè frettoloso
 volgo a raccor le amiche genti; e tosto
 teco, o duce, mi avrai.
 MENNONE
 Sì. Tu m’assisti; e nostra è la vittoria.
 ALISO
1090Un tuo nuovo favor è per Aliso
 che tu il degni compagno alla tua gloria.
 MENNONE
 
    Spaventerem sul soglio
 quel troppo indegno amor.
 
 ALISO
 
    Castigheremo orgoglio
1095e vincerem livor.
 
 MENNONE
 
    Siamo a que’ vili esempio
 di nobile valor.
 
 ALISO
 
    E tremar faccia ogni empio
 zelo vendicator.
 
 Il fine dell’atto quarto