Semiramide in Ascalona, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA II
 
 NINO e BELESA
 
 BELESA
 Qual rimorso, o signor, frammette indugi
 a quel ben che sospiri?
40Semiramide è tua.
 NINO
                                     Ma sciorre a forza
 deggio un nodo giurato. Amore e fede
 a Mennone la unisce; e di sue nozze
 arderien già le faci,
 se l’invitto guerrier, cui tanta parte
45deggio dell’Asia soggiogata e vinta,
 non tenesser fra l’armi i Battri infidi.
 BELESA
 Mennone ama la gloria,
 ama il suo re, più che Semira. Al solo
 saperti suo rivale, o col rispetto
50spaventerà le brame o col consiglio
 dell’util suo consolerà l’amore.
 NINO
 Mal conosci, o Belesa, il cor feroce.
 Un valor che mi serve, allorch’io l’amo,
 divenir può furor, quand’io l’irriti.
 BELESA
55Nino può risarcirlo...
 NINO
 Eh, nel vasto mio impero io non ho un bene
 che s’adegui a Semira.
 BELESA
 No, per Mennone amante;
 ma in quell’anima altera
60fasto può più che amor. Cambiar d’oggetto
 gli fu facile amando.
 Sol desio di grandezze in lui più crebbe
 a misura che ottenne; e fuor di Nino,
 mai non seppe soffrir maggior né uguale.
 NINO
65Né l’avrà nel mio regno,
 qual non l’ha nel mio cor. Convien ch’io peni,
 per non far ch’ei sospiri.
 BELESA
                                               E fortunato
 a costo il renderai del tuo riposo?
 NINO
 Oh dio! Non so. Crudel germana, in questo
70pelago tu m’hai spinto. O non dovevi
 farmi veder Semira o non celarmi
 gli affetti dell’amico.
 M’era facile allora alle nascenti
 fiamme oppor resistenza. Or son sì fiacco
75che, ingiusto o sfortunato, io perder deggio
 o Mennone o Semira o ancor me stesso.
 BELESA
 Chi misero esser vuol, di sé si dolga.
 NINO
 Consiglio è di virtù la mia sciagura.
 BELESA
 Si assolva il re da una virtù servile.
 NINO
80Degli uomini è il più vile
 re ch’è senza virtù.
 BELESA
                                     L’abbia; ma quella
 che, protetta dall’uso, util si appella.
 NINO
 
    Dirò al cor con qualche pace:
 «In amor sii sfortunato».
85Ma «sii perfido ed ingrato»
 dirgli mai non soffrirò.
 
    Se il poter del cielo è dono,
 non vo’ usarlo in tirannia.
 Darò leggi a me dal trono;
90indi agli altri io le imporrò.