Semiramide in Ascalona, Vienna, van Ghelen, 1725

 SCENA ULTIMA
 
 SEMIRAMIDE, ALISO e i suddetti
 
 NINO
1280Non so se nel momento in cui ti onoro,
 regal vergine eccelsa,
 più in me nasca di gioia o più di affanno.
 Non è fregio di merto il nascer grande
 ma pure è fregio; e che anche questo a tante
1285glorie sol tue si aggiunga, è mio contento.
 Ma in pensar che i finora
 mali, da te sofferti,
 sono tutti opra mia, ne ho pena ed onta;
 e più ne avrei se, mentre
1290al tuo regno ti rendo,
 non avessi l’onor di porti a’ piedi
 con l’Assiria e con l’Asia anche me stesso.
 Ecco. Sta in tuo poter darmi le leggi
 di gastigo o di pace. Il re punisci;
1295ma risparmia l’amante;
 né portar l’ira tua sovra il mio core,
 d’altra colpa non reo, se non d’amore.
 SEMIRAMIDE
 Signor, risponderò; ma pria dal padre
 al mio destin tutto si squarci il velo.
 SIMMANDIO
1300Figlia, in Simmandio alfine
 riconosci Oropaste
 che in Ascalona un tempo,
 retaggio avito, ebbe comando e scettro.
 SEMIRAMIDE
 Come? Non fu l’Egitto, ove le prime
1305aure spirai di vita?
 SIMMANDIO
 No. Là ti trassi ancor bambina, alora
 che da l’armi fui vinto
 de l’assirio monarca.
 SEMIRAMIDE
 Noi le rive del Nilo
1310tenner due lustri.
 SIMMANDIO
                                   E vi saremmo ancora;
 ma Osiride, il cui nume
 su la tua sorte consultai, m’impose
 qui ricondurti e qui soffrir disagi,
 finché di tua grandezza
1315per lunghe vie si maturasse il fato.
 SEMIRAMIDE
 E qual fra’ tuoi potesti
 starti un decennio ignoto?
 SIMMANDIO
                                                  Il fuggir cauto
 popolo e corte, il lungo esiglio, i vili
 rustici panni, il grido
1320sparso già di mia morte,
 tutto giovommi, e più gli dii propizi.
 SEMIRAMIDE
 A che sempre tacermi un tanto arcano?
 SIMMANDIO
 Temei che nel tuo cor fiamme svegliasse
 d’ira troppo immatura
1325il dolor de’ tuoi mali. A vendicarli
 tempo attendea; non mentirò; credei
 che Mennone, il più prode
 guerrier de l’Asia, in divenir tuo sposo,
 a la nostra vendetta offrisse un braccio,
1330per cui Nino tremar dovea sui trono.
 Ma non sì tosto balenò a’ miei lumi
 quel regio amor, che ne fa lieti, io vidi
 più sicuro al tuo fato aprirsi il calle;
 e lo seguii.
 SEMIRAMIDE
                       Già disse il padre; ed ora
1335a te, signor, risponderà la figlia.
 NINO
 Amor, reggi quell’alma e la consiglia.
 SEMIRAMIDE
 Se de le ingiurie atroci,
 che al mio regno, al mio sangue, a me facesti,
 fosse cresciuto in me con gli anni il senso,
1340tutta la tua grandezza
 non basterebbe a svellermi dal core
 quel desio di vendetta,
 con cui ragion si scuote e prende l’armi.
 Ma troppo avvezzo è ’l guardo
1345in te a veder non il crudel nemico
 ma il benefico amante; e quando solo
 nel risarcir del danno
 l’offensor si conosce, ira è impotente.
 Me l’esempio del padre
1350giustifica. Le offese,
 giunte appena a l’idea,
 dono a un facile obblio
 e gradendo il tuo amor consolo il mio.
 SIMMANDIO
 Ben risolvesti, o figlia.
 NINO
1355Soavi accenti, onde ritorno a vita!
 Han pur fine le angosce e mia pur sei.
 SEMIRAMIDE
 E più godon ne’ tuoi gli affetti miei.
 BELESA
 Sia di tue gioie a parte
 Belesa ancor.
 NINO
                           Siane anche Arbace. In lui,
1360germana, un degno prezzo
 tu del mio amor ricevi e del tuo ancora.
 BELESA
 Me con più caro dono
 non potevi bear.
 ARBACE
                                 Felice or sono.
 NINO
 Né di Aliso s’obblii l’opra ed il merto.
1365La Siria...
 ALISO
                     No, mio re. Fasto e grandezza
 non occupa i miei voti. Alor che è buona,
 l’opra è premio de l’opra. Io qui contento
 rimango e di Semira in questi mirti
 il nome rileggendo,
1370l’innocente amor mio
 di soavi memorie andrò pascendo.
 SEMIRAMIDE
 Mi sarà caro Aliso in ogni sorte.
 SIMMANDIO
 Che più tardiam? Ne attende
 l’alma Venere al tempio.
 NINO
                                               Andiamo e duri
1375di sì bel giorno eterna la memoria,
 così fausto al mio amore e a la tua gloria.
 CORO
 
    Donna forte ove trovar?
 Dice il volgo e non lo sa.
 Ove accoppiasi a beltà
1380la costanza e la virtù.
 
    Ove è fede, ove è valor,
 ove s’abbia eccelso cor
 che sovrasti al suo destin,
 grande, invitto e qual l’hai tu.
 
 Ballo di custodi del tempio di Venere.
 
 Fine del dramma