Semiramide in Ascalona, Vienna, van Ghelen, 1725

 SCENA II
 
 MENNONE e SIMMANDIO
 
 SIMMANDIO
330Duce, tu dopo il grave
 tuo fallo in Ascalona?
 Tu venirti ad espor di re oltraggiato
 a l’ire, ancor nel primo impeto ardenti?
 Riedi, o Mennone, al campo;
335e con nuovi trionfi apriti ancora
 la via, che ti chiudesti, al regio affetto.
 Deh! Così non fidarti
 nel passato favor. Meriti antichi
 fresca offesa cancella; e re sdegnato
340cerca ragion per non parere ingrato.
 MENNONE
 Grazie agli dii. Sì grande
 non è, qual io credea, la mia sciagura.
 Trovo in Simmandio il primo amico; e tolta
 non m’ha iniquo destin la tua pietade.
345Seguirò tuoi consigli e sovra i Battri
 vendicherò i miei mali.
 Ma fa’ che in faccia al campo
 giustificare io possa i miei trasporti.
 Dammi Semira e parto.
 SIMMANDIO
350Mia figlia? A te d’intorno
 stan rischi e pensi amori?
 MENNONE
 Solo amor fa i miei rischi; e tutto è vinto,
 se mi è data Semira.
 SIMMANDIO
 In lei, già tua rapina, il premio or cerchi?
 MENNONE
355Non reca offesa altrui chi ’l suo si toglie.
 SIMMANDIO
 Fan sempre ingiusto il fine i mezzi iniqui.
 MENNONE
 Tu più ingiusto saresti, ritrattando
 la giurata promessa.
 SIMMANDIO
 Ma a chi giurata? L’ebbe
360Mennone al suo signor caro e fedele.
 A qual tempo serbata?
 Dopo vinti i rubelli.
 Va’. Vinci i Battri; e fra le tue vittorie
 conta il regio favor, placane l’ira;
365sii ’l Mennone primiero; e tua è Semira.
 
    A chi manca amor di re
 manca tosto ogni altro amor.
 
    Pianta eccelsa intorno spande
 ombra grande
370e fa invito al passagger.
 Ma se perde il suo bel verde,
 sta negletta e vi ricetta
 solo il tarlo roditor.