Semiramide in Ascalona, Venezia, Marciana, parzialmente autografo

 SCENA VI
 
 MENNONE
 
 MENNONE
 Che mai feci? A Semira
 diedi morte; e perché?
 Ella mi fu fedele;
 e solo io fui che le mancai di fé.
 
1240   Perdonami, o bell’ombra
 che intorno a me t’aggiri.
 Ricevi i miei sospiri...
 
 No no, fuggi da me, vattene, sgombra. (Levandosi furioso)
 Di Semiramide e e di Nino
1245leggo in i nomi in que’ tronchi.
 Veggo le infauste tede.
 Odo i pronubi canti.
 Su, cangiateli, o furie, in nenie e pianti.
 Ahi! Ahi! Che furie perfide!
1250O donne scellerate,
 perché mi flagellate?
 Non più. Vado. Mi ascondo. Chi mi vuole?
 Terra? Mar? Cielo? Abisso? Oh! Se potessi,
 starmi là sceglierei
1255ove femmina alcuna
 mai mai non si offerisse agli occhi miei.
 
    Chi mi dà l’alato Pegaso?
    Ov’è ’l legno? Ove Caronte
 che mi varchi a Flegetonte?
 Ei non vien? Su l’ali a volo
1260io vi andrò del mio furor.
 
    Già ho tre furie, un re rival
 e due amanti,
 una iniqua, una sleal.
 Quanti mostri, ahi!, quanti quanti
1265per il povero mio cor!