Semiramide in Ascalona, Venezia, Marciana, parzialmente autografo

 SCENA IV
 
 MENNONE con seguito di siri e i suddetti
 
 MENNONE
 (Qui Belesa). (A parte)
 BELESA
                             Qui ’l duce. (Ad Arbace)
 MENNONE
                                                    Ella mi rechi (Da sé)
 prima le sue discolpe.
 ARBACE
 Vedi alterigia. Attende (Piano a Belesa)
930che tu ’l grado avvilisca.
 MENNONE
                                              Io son l’offeso. (Da sé)
 Ma rossor la trattien.
 ARBACE
                                         Fasto il fa audace. (Piano a Belesa)
 Ciel! Che viltà! (Vedendo che Belesa si avanza)
 BELESA
                                Mal mi consigli, Arbace. (Piano ad Arbace)
 Mennone, io ben credea che infedeltade
 fosse in alma spergiura un fier rimorso
935ma non sì ne la tua ch’usa a maggiori
 trofei, beltà temesse, un tempo amata,
 e ne fuggisse il già sì caro aspetto.
 MENNONE
 Rimorso? Eh! Principessa,
 dillo rispetto. Io fuggo
940quel volto, in cui fierezza
 tutti in mio danno armò gli sprezzi e l’ire.
 BELESA
 Quando s’ama da ver, si può soffrire.
 Ma spesso al slealtà disleal basta un pretesto.
 MENNONE
 Le ripulse a un amante,
945che sa di meritar, fan troppo senso.
 BELESA
 (Che orgoglio!) Ingiusto, il so, fu il mio rigore;
 e correggerne il fallo
 volea; ma il tuo abbandono altri mi diede
 pensieri ed altri affanni. Ah! Frettoloso
950troppo fosti e crudele in vendicarti.
 MENNONE
 (Dolce accusa d’amor, quanto mi piaci!) (Da sé)
 ARBACE
 Così favelli? E tu non l’ami? (Piano a Belesa)
 BELESA
                                                       Eh! Taci. (Piano ad Arbace)
 MENNONE
 Se sincero, o Belesa,
 mi parlasse il tuo core...
 BELESA
                                              E che? Potea
955Mennone in altri affetti essermi oggetto
 d’indifferenza? Arbace,
 digli tu le mie smanie, i pianti, i lai.
 ARBACE
 Purtroppo è ver. (A Mennone) Quanto penar mi fai! (Piano a Belesa)
 MENNONE
 Orsù omai disingannati. Ecco a’ tuoi Disingannati omai; già torna a’ primi
960ceppi l’antico amante.
 BELESA
 Ma se Ma ritorna incostante?
 MENNONE
 Prova fa di mia fede
 la mia stessa incostanza.
 BELESA
 Come?
 MENNONE
                 Amor già non fu, fu sol dispetto
965quel che mi trasse a vagheggiar Semira.
 BELESA
 Non l’amavi; e per lei
 cimentasti, quant’eri, e gloria e vita?
 MENNONE
 In lei di mia vendetta
 le ragioni sostenni. Io de’ tuoi sprezzi
970volea punirti; e a me ne parve il mezzo
 tanto miglior, quanto più indegno e vile.
 BELESA
 Ma la beltà di lei...
 MENNONE
                                     Regni ne’ boschi,
 non sul cor degli eroi.
 BELESA
                                          Nino pur l’alza
 al suo letto e al suo trono.
 MENNONE
975Certi bassi vapori,
 da un troppo sollevati ardente raggio,
 tornano poi in nebbia a dissiparsi o in pioggia.
 Del vile affetto arrossirà ben tosto
 l’alma reale. In noi sarà, sì, in noi
980stabil l’amor, difeso in te dal merto
 del sangue, in me da quel de la mia gloria.
 BELESA
 Ben ne giudichi, o duce.
 ARBACE
                                               (Ahimè!)
 MENNONE
                                                                   Già cedo
 al re sopra colei le mie ragioni.
 BELESA
 Piacemi.
 MENNONE
                    Ma Belesa
985l’atto pria ne gradisca e mia si giuri.
 BELESA
 È giusto.
 ARBACE
                    Ah! Principessa. (Piano a Belesa)
 MENNONE
 A l’assenso di Nino il tuo si aggiunga.
 BELESA
 Pronta; ed Arbace in testimon ne accetta.
 ARBACE
 Non posso più. (Piano a Belesa)
 BELESA
                               Sei pur da poco. Aspetta. (Piano ad Arbace)
 MENNONE
990Dunque un soave nodo?...
 BELESA
 Mel comanda il germano. Il cor mel chiede.
 MENNONE
 Lo sposo?...
 BELESA
                        E dove posso
 trovar alma più grande. Il sirio regno
 già consorti ne attende.
 MENNONE
995O Mennone beato!
 ARBACE
 (O miseri scherniti affetti miei!)
 BELESA
 Vieni. Il mio re, l’idolo mio... tu sei. (Improvvisamente si volge e prende la destra di Arbace né più riguarda Mennone che riman come immobile)
 
    Questo, sì, questo (Verso Arbace)
 è ’l mio tesoro,
1000l’idol che adoro,
 l’anima mia,
 non tu, pien d’albagia, nudo di fede. (A Mennone)
 
    Resta; e ti stracci
 sdegno ed amore,
1005onta e rancore
 con gelosia;
 e questa, indegno, sia la tua mercede. (Parte con Arbace)