Semiramide in Ascalona, Venezia, Marciana, parzialmente autografo

 SCENA III
 
 ARBACE e BELESA
 
 ARBACE
 Son già presso a la meta i tuoi desiri.
 Supplichevole amante
905A te Arb Mennone a te verrà.
 BELESA
                                                       Verrà protetto
 dal reale favor, con tutto il fasto
 di un facile perdono
 e di un sicuro amor.
 ARBACE
                                        Nulla, o Belesa,
 a oprar più resta a la crudel mia fede.
 BELESA
910Ma le resta a soffrir.
 ARBACE
                                        Che crudeltade
 far de la morte mia fabbro me stesso!
 BELESA
 E qui ’l frutto or godrai di tua fermezza bell’opra.
 ARBACE
 Deh! Per pietade, o mi risparmia un tanto
 affanno o non tradirmi.
 BELESA
915Ch’altro poss’io? Soffri, ti dissi, e spera.
 ARBACE
 E soffersi e sperai.
 BELESA
                                     Non basta ancora.
 ARBACE
 Povero cor! Si segua
 e sperando e soffrendo alfin si mora.
 
    Son qual misero soldato
920condannato
 a vegliar con fermo ciglio,
 dove certa è per lui morte.
 
    Tu non sai del rio comando
 la fierezza;
925io lo so, che sto penando
 col dover di parer forte.