Semiramide in Ascalona, Venezia, Marciana, parzialmente autografo

 SCENA III
 
 MENNONE, poi NINO ed ARBACE
 
 MENNONE
 Da tante smanie alfine
 parmi di respirar. Sarà mio acquisto
695Semira. Ecco puniti
 Nino e Belesa... O dio!...
 Nino ancor può voler... Belesa ancora
 riparar può l’ingiuria... Olà. Tacete
 e timori e speranze
700che a la [illeggibile] fida Semira ingiuste siete.
 ARBACE
 A te, Mennone, il re.
 MENNONE
                                        Deh! Qual sorpresa!
 NINO
 Del tuo amico signor vieni agli amplessi,
 Mennone. In me sicuro
 fisa lo sguardo e de le cose andate
705non t’ingombri timor, che obblio le chiude.
 Siam gli stessi. Col grado
 Nino sopra gli Assiri,
 Mennone con l’amor regni su Nino;
 e se cosa v’è ancor nel regno mio
710che a te piaccia, ella è tua. Non sarai tanto
 tu in riceverla lieto,
 quanto in darla io contento.
 ARBACE
 ARBACE
 (Povero Arbace! Il tuo destin già sento).
 MENNONE
 Generosa Magnanima bontade, in cui ravviso
715più ’l poter di Semira
 che di Mennone il merto.
 NINO
 No. Semira prevenne,
 non dispose il miei voti. Anche non chiesto
 ti fea grazia il mio core.
 MENNONE
                                              E pur quel core
720ne la parte migliore;,
 perdonami, il dirò, venne a ferirmi.
 NINO
 Nol niego; ed a me stesso
 rimprovero ne feci. Io più vo’ dirti.
 Quando presi ad amar la tua Semira,
725m’era ascoso il tuo foco; e quando il seppi,
 ne arrossii, n’ebbi affanno; e sa quest’alma
 se per te combattei.
 MENNONE
                                       Ma nol vincesti.
 NINO
 Troppo altamente fiso
 v’era lo stral. Svellerlo volli; e ’l ferro
730più vi si ascose. Amar mi è forza, o duce,
 e mi è forza morir. Sia tua Semira;
 e ’l tuo re sia di morte.
 MENNONE
 Tolgalo il ciel. Viva al suo impero e viva
 un re sì generoso a la sua gloria.
 NINO
735Ah! Mennone, tu puoi salvarmi
 tu puoi con nobil atto.
 MENNONE
                                           Io, sire, il posso?
 ARBACE
 Misero me!
 NINO
 Sia tua sposa Belesa, a me germana.
 ARBACE
 (Misero me!)
 NINO
                            La Siria,
 tuo governo sinora,
740sia in avvenir tuo regno.
 Cedimi sol Semira; e se ancor poco
 ti sembra il prezzo...
 MENNONE
                                        Ah! che mi chiedi, o sire?
 Semira ha la mia fede.
 NINO
                                            E sta in tua mano
 col viver mio la sua grandezza.
 ARBACE
                                                          (Ei parla
745qual chi cedendo vuol parer costretto).
 MENNONE
 Cotesta tua grandezza è un suo rifiuto.
 NINO
 Si ostinò in suo dover; ma ne avea pena.
 MENNONE
 Che non dirà, s’io l’abbandono e cedo?
 NINO
 Preservando il tuo re, lodi ne avrai.
 MENNONE
750Ma sai tu che Belesa il nodo approvi?
 NINO
 Certo ne sii. Meglio tel dica Arbace.
 ARBACE
 E lo approva Belesa e lo disia.
 MENNONE
 Ma l’altera...
 ARBACE
                          Già intendo. Il re è presente;
 né dir tutto oserei.
 NINO
755Parto. Che posso intanto
 sperar?
 MENNONE
                  Che se in Belesa
 trovo sensi più giusti, ambo avrem pace.
 ARBACE
 (E segneranne i patti il cor di Arbace).
 NINO
 
    Né tutto ancor fidarmi
760vo’ al dolce de la speme
 né tutto abbandonarmi
 in braccio del timor.
 
    Nocchier, già quasi in porto,
 non perde la sua stella,
765restar potendo assorto
 o in subita procella
 o in sasso traditor.