Semiramide in Ascalona, Venezia, Marciana, parzialmente autografo

 SCENA III
 
 BELESA e poi ARBACE
 
 BELESA
95Non dispero ch’ei ceda. Ove una volta
 alza il vessillo amore, a poco a poco
 ei ne caccia ragion, virtù, amistade;
 e vuol solo regnar. Mennone infido,
 il t’ho suscitato un tal rival che tutto
100ne tremerai.
 ARBACE
                          Mia principessa.
 BELESA
                                                           Arbace,
 vuoi ch’io creda al tuo amor? Vuoi meritarmi?
 ARBACE
 Che far deggio?
 BELESA
                                Ubbidirmi, [illeggibile] vendicarmi;
 e Mennone infedel sleal ne sia l’oggetto.
 ARBACE
 Cosa agevol mi chiedi. Un grave eccesso
105de la grazia real già ’l rende indegno,
 BELESA
 Con Belesa egli è reo.
 ARBACE
                                          Con Nino ancora.
 Non sì tosto egli udì che un pien trionfo
 Semiramide avea sul cor di Nino,
 ch’ebbro di gelosia, nulla curando
110gloria, impegno, dover, partì notturno
 dal campo, ove mi è ignoto ed a qual fine.
 BELESA
 (Che sì, che la rapita
 Semira è colpa sua!) Certo è l’avviso?
 ARBACE
 Giunto qui or or dal campo, ove le veci
115di Mennone sostiene il re mio padre.
 BELESA
 Strane cose recasti. A noi conviene
 farne buon uso. Al re tu vanne. Aggrava
 di Mennone il delitto.
 ARBACE
 Ma, se chiederlo lice, onde tant’ire?
 BELESA
120Da la sua infedeltade ?.
 ARBACE
 Tu fiera il ributtasti.
 BELESA
                                        Il grado, il sesso
 da me quelle esiggea prime ripulse.
 ARBACE
 Un soverchio rigor stanca gli affetti affetti.
 BELESA
 Oh! Guai Mal per noi, se l’arte ne mancasse
125di ceder con decoro.
 ARBACE
 Non tutti han per soffrire il cor di Nino Arbace.
 BELESA
 Preda, già mia, non vo’ che fugga impune.
 Mennone il proverà. Già di un re amico
 gli ho fatto un fier gran fier rival. Sposa di Nino
130saria Semira. Un fiacco
 rimorso il frena e questo
 vincer si deve. Il più fec’io. Del duce
 tu esaggera la colpa; e alcun non resti
 luogo a favor di lui nel regio core.
 ARBACE
135Ah! Principessa, io servirò al tuo sdegno;
 ma tradirò me stesso.
 BELESA
 Intendo il tuo timor. Ne l’incostante
 tu temi il primo amante.
 ARBACE
 Or pentito a’ tuoi piedi il vuol tua gloria.
 BELESA
140Ma per punirlo sol, non per amarlo.
 ARBACE
 Punisci con l’obblio l’alma infedele.
 BELESA
 L’indifferenza in me saria viltade.
 ARBACE
 Spesso di affetto anche lo sdegno è prova.
 BELESA
 Orsù, Non più Arbace un Orsù, Arbace, un ossequio,
145che men ragioni, esiggo. In altri io posso
 trovarlo; a te lo chieggo e la mia scelta
 non ti è picciol favor. Vanne; opra; e spera.
 Sia di Nino Semira; a me pentito
 torni il perfido amante; e la vendetta
150alor vedrai d’una beltà negletta.
 
    T’inganna il tuo timor,
 se credi che in mirar [illeggibile]
 a pen pentito il traditor
 un foco in me già spento
155forza ripiglierà.
 
    La facile bontà
 invita il pentimento
 di un am perfido amator
 a nuova infedeltà.