Gianguir, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA XII
 
 SEMIRA e JASINGO
 
 SEMIRA
 Egli parte. Io più forse
 nol rivedrò.
 JASINGO
                         Regina...
 SEMIRA
                                            In fra i perigli
 va Cosrovio e tu resti?
1180Tosto il segui. A lui sia
 utile la tua fé. Pugna al suo fianco.
 Ripara e, se fia d’uopo,
 ricevi ogni sua piaga e a me lo serba.
 JASINGO
 M’era pena quest’ozio. In quelle amiche
1185tende per noi fa’ voti. Io lieto corro
 su l’orme di Cosrovio.
 Le smanie accheta. A te ricondurrollo
 salvo; o darò al suo piede
 estreme prove di virtù e di fede. (Si parte verso la collina)
 SEMIRA
1190Tutti voi pur gite alla pugna. Io sola (Fanno le guardie lo stesso)
 nol faccio! Oh destra inetta! Oh debil sesso!
 
    Stando a canto all’idol mio,
 deh, pugnar potessi anch’io,
 vibrar l’asta e far riparo
1195al mio caro feritor.
 
    Ma i suoi rischi accrescerei
 col timor de’ rischi miei,
 ch’ei vorria far del suo petto
 scudo al mio, dov’è il suo cor. (Si ritira nelle tende vicine. Segue campal fatto d’armi, con la sortita di Mahobet dalla città, per cui Cosrovio, di vincitor ch’era prima, riman prigioniero e sconfitto)
 
 Il fine dell’atto quarto