Gianguir, Vienna, van Ghelen, 1724

 SCENA XI
 
 COSROVIO, SEMIRA e poi JASINGO
 
 COSROVIO
1135Mia regina.
 SEMIRA
                         Mio prence.
 COSROVIO
 Col crederti infedele...
 SEMIRA
 Col mostrarmi gelosa...
 COSROVIO
 Quanto ingiusto ti fui!
 SEMIRA
                                            Quanto ti offesi!
 COSROVIO
 Deh! L’ingiurie di Alinda obblii Semira.
 SEMIRA
1140Semira emenderà di Alinda i falli.
 COSROVIO
 Ed io vendicherò d’entrambe i torti.
 JASINGO
 Tempo avrete, o bell’alme,
 di ragionar contente. Omai sue insegne
 move Gianguir. Io da quel colle il vidi.
 COSROVIO
1145Se non fosse il piacer de la vittoria
 che a sé mi chiama, io non saprei lasciarti
 senza un fiero dolor. Soffriam l’amara
 necessità... Qual nubilo repente?...
 SEMIRA
 Ah! Tu corri tra l’armi e tra i perigli,
1150spinto da l’amor mio.
 COSROVIO
 E dal tuo amore e dal mio sdegno.
 SEMIRA
                                                                Oh dio!
 COSROVIO
 Non sospirar.
 SEMIRA
                            Vendette,
 già mio voto, or mio affanno, io vi detesto.
 Val ciò che espongo più di ciò che spero.
1155Oh! Fossi a tempo. Ma destin lo vieta.
 Si dee pugnar. Quando una volta il ferro
 s’impugnò contra un re, non si deponga
 che con la vita o col trionfo. Vanne,
 mio ben, mio amor, mio difensor. Combatti.
1160Vinci a te. Vinci a me. Vinci al comune
 riposo. Anche fra l’armi
 sovvengati ch’io t’amo; e ne la tua
 la mia vita difendi; e certo credi
 che tra palme o tra piaghe o tra ritorte
1165il tuo solo destin sarà mia sorte.
 COSROVIO
 Lunge i tristi presagi, anima mia.
 Seco resta, o Jasingo, e da l’armata
 licenza, ove uopo fia, la custodisci.
 
    Date, o trombe, il suon guerriero,
1170certo invito a la vittoria.
 Cara, addio. Mio cor tu sei.
 Dammi un guardo e vincerò.
 
    Sguardo egli è tutto amoroso;
 ma più lieto anche il vorrei.
1175Non temer, che pien di gloria
 e d’amor ritornerò. (S’incammina verso il colle, seguito dai suoi)