Gianguir, Vienna, van Ghelen, 1724

 ARGOMENTO
 
    Gianguir, figliuolo di Akebar, imperadore del Mogol, succedette al padre nel governo di quella vasta monarchia. Egli, vivente il padre, eraglisi ribellato; e vinto, ne avea ricevuto il perdono. Corse però qualche voce che Akebar, vicino a morte, dichiarasse suo erede il sultano Cosrovio, suo nipote e figliuol maggiore di Gianguir, in pena della ribellione di questo. Comunque ne fosse, Gianguir succedette al padre e di là a qualche anno prese in moglie Zama, femmina persiana, quanto bassa di nascita tanto sublime di spirito e rimasta vedova di un ufficiale che militava negli eserciti del Mogol. Aveva ella una figliuola, per nome Miraca, a lei nata del primo marito, e un fratello per nome Asaf che ben presto giunse ad essere il favorito del suo sovrano che interamente da questi due lasciavasi governare. Asaf di consenso della regina proccurò che Gianguir obbligasse Cosrovio a prendere in moglie Miraca; ma il principe, sì per la bassa nascita di questa, sì per l’odio che aveva contra di loro e sì anche per esser d’altra invaghito, ne ricusò apertamente le nozze. Si tramò pertanto di farla sposare ad altro minor figliuolo di Gianguir, instigando il re a dichiararlo suo erede, ad esclusione del primogenito, il quale a sì gran torto, avvalorato anche dalla pretesa dichiarazione di Akebar, suo avolo, a suo favore, non poté non risentirsene; talché uscito in campo contro del padre, in tempo che questi era in guerra contra il re di Persia che aveagli occupata Kandahar, fortissima piazza ai confini, andò sotto Agra sua capitale e obbligò il padre a lasciar l’impresa di Persia; ma in una campale battaglia restò vinto e fatto prigione da Mahobet, il più insigne capitano che avesse il Mogol. Questi condusse a’ piè di Gianguir il vinto figliuolo, cui similmente dal padre generosamente fu perdonato, interponendosi lo stesso Mahobet e anche la regina per lui.
    Per maggiore intelligenza del dramma, egli è da sapersi che Mahobet, da cui Cosrovio fu vinto, era peraltro tanto amico di lui quanto nemico di Asaf. Egli prima della ribellione del principe, avevalo apertamente difeso contra le violenze ed insidie di Asaf e di Zama; onde caduto al re il sospetto, fu dato ordine ad Asaf che al sortir del Mahal, o sia del palazzo imperiale, facesse ucciderlo dalle guardie. Mahobet, assistito dai suoi, si difese per qualche tempo; ma vedendo crescere il numero degli assassini, entrò col poco suo seguito nell’appartamento di Gianguir e, stretto in mano un pugnale, afferratolo per un braccio, lo costrinse a seguitarlo, minacciando chiunque ardisse di avanzarsi di piantar quel ferro nel petto allo sbigottito sultano. Una risoluzione sì ardita sgomentò e tenne lontano ciascuno; ond’egli si ridusse salvo insieme con esso in sua casa, dove gli usò ogni maggiore rispetto, restituendolo ben subito alla libertà e alla regina e poi mettendosi alla testa dell’esercito per combattere il figliuolo ribello. La suddetta troppo ardita risoluzione di Mahobet, la quale sembra che trascenda i confini del verisimile poetico, mi sarei guardato di esporla di mia fantasia sul teatro, se non la trovassi pienamente giustificata dalla verità del fatto e dall’autorità della storia.
    Per dar più stimolo e forza alla ribellione di Cosrovio, vi sono introdotti gli amori di lui con Semira, principessa di Cambaia e Sorate, figliuola di Badur, già re di que’ luoghi, la quale, essendo fanciulla, fu salvata da Jasingo suo aio, allorché il re suo padre e gli altri figliuoli di lui furono vinti e fatti morire da Akebar che aggiunse quel regno agli altri del suo dominio. Nell’animo della principessa sì nudrì pertanto un odio implacabile contra Gianguir, erede del suo nemico; e sotto nome di Alinda portatasi in Agra, dov’era la corte, ad oggetto di trovar modo di vendicarsene, le venne fatto di guadagnar l’amore di Cosrovio e di Asaf, divenuta però anch’essa amante del primo, e di eccitare il medesimo, senza però manifestarsegli, a prender l’armi contro del padre, con promessa poi di sposarlo.
    I fondamenti dei sopradetti avvenimenti possono leggerli nei Viaggi di Francesco Bernier e più distesamente nella Storia generale dell’impero del Mogol, scritta dal padre Francesco Catrou della Compagnia di Gesù, sopra le Memorie di Niccolò Manuzio, veneziano, che per quaranta e più anni esercitò in quella corte, con sua gran lode e profitto, la medicina.