Gianguir, Venezia, Marciana, autografo

 SCENA VII
 
 SEMIRA e COSROVIO con guardie
 
 COSROVIO
 Semira, anima mia, son questi i nostri
 trofei? Queste le nozze? E questo il regno?
 SEMIRA
 Il destin non ne volle appien felici.
1405Ma temé o pur non seppe
 disgiugnerne il crudel. Questa era morte.
 COSROVIO
 La morte non avria con che atterrirmi,
 te salva, o del mio cor parte migliore.
 SEMIRA
 Lungi da te un disio che mi vorrebbe
1410più infelice o men forte o meno amante.
 COSROVIO
 Deh! Chi avrà mai sì di macigno il petto,
 cui non prenda pietà di sì bell’alma?
 SEMIRA
 Al giudice che avrem, farà più senso
 versar sangue real. Chi sa? Vi è ancora
1415scampo per te. Vi è un imeneo. Vi è Zama.
 Verrà tutta a sfogarsi in me la pena.
 COSROVIO
 No. Mille morti pria. Son di Semira.
 SEMIRA
 E di Cosrovio anch’io.
 A DUE
 Sia questo il nostro fato,
1420viver o morir teco, idolo mio.
 
    Placide a miglior vita
 passin nostr’alme fide.
 Morte non le divide;
 né a pianger resta amor.
 
 SEMIRA
 
1425   Ma se ne dividesse
 rabbia di avversa sorte,
 questa sarebbe morte,
 questo saria dolor.