Faramondo, Venezia, Nicolini, 1699
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Copia
SCENA XV
FARAMONDO con visiera; ADOLFO con seguito e detti
FARAMONDO
Ecco gl’iniqui.
ADOLFO
Su ferite, uccidete.
TEOBALDO
Aimè!
GUSTAVO
Qual nume
ha pietà de’ miei casi?
(Fuggono le guardie di Teobaldo. Teobaldo cade ad un colpo di Faramondo)
FARAMONDO
Pur cadesti, o malvagio. Or fra ritorte
1445
la pena attendi.
TEOBALDO
O sorte!
FARAMONDO
E tu Gustavo,
non isdegnar ch’io stesso
franga l’indegno laccio
(Discioglie Gustavo e presa di terra la di lui spada gliela presenta)
e dell’illustre spada armi il tuo braccio.
GUSTAVO
O qualunque tu sia, lascia che al seno,
1450
amico eroe, ti stringa.
(Lo abbraccia)