Gianguir, Venezia, Marciana, autografo

 SCENA IV
 
 MAHOBET GIANGUIR e poi MAHOBET con guardie in lontano
 
 GIANGUIR
1260La donna per instinto ama i soavi
 consigli, odia i severi;
 e non sa che del trono
 prima base è ’l timor.
 MAHOBET
                                          Là vi arrestate (Alle guardie in lontano)
 col prigionier; né sia chi avanzi il passo
1265sino ad altro comando. (Si avanza verso il re)
 GIANGUIR
 (Qui ’l duce. Rimembrando
 i torti e i benefici, io n’ho rossore).
 MAHOBET
 Se colui che poc’anzi discacciasti,
 qual traditor, dal tuo reale aspetto...
 GIANGUIR
1270Deh! Mahobet, compisca
 tua virtù il suo trionfo; e del passato
 non mi far sovvenir che in quella parte,
 ove tanto ti debbo.
 MAHOBET
                                     Io quello feci
 ch’era al mio re tenuto e a l’onor mio.
 GIANGUIR
1275Ciò ch’io pur debbo ad adempierò. Ripiglia
 e grado e stima e amor.
 MAHOBET
                                              Concedi ancora
 ch’io ripigli in favor di un infelice
 amicizia e pietà.
 GIANGUIR
                                 Che? Tu in difesa
 mi parleresti ancor di quel parleresti ribel mi parleresti ancora?
1280In esempio al Mogol, giust’è ch’ei mora.
 MAHOBET
 Esempio nel tuo regno e nel tuo sangue
 straniero e periglioso.
 Tacerò che clemenza
 è la virtù dei re, che su la preda
1285infieriscon le tigri e al generoso
 lion basta aver vinto.
 Dirò sol che in te stesso
 tu rifletta, o sultan. Tu fosti, e forse
 con pretesto minor, figlio ribello.
1290Cosrovio t’imitò. Tu imita il padre.
 Da’ il perdon, se l’avesti.
 GIANGUIR
 L’ebbi ma ravveduto, umil, prostrato.
 Non così l’empio. In rabbia ed in orgoglio
 vinto imperversa; e la sua morte io voglio.
 MAHOBET
1295E sarà questa morte
 d’altre stragi feconda. Io te l’annunzio,
 non ch’io pensi d’alzar di nuovo il braccio
 ma perché mille spade
 sento fischiare in [illeggibile] alto orribil suono
1300intorno al tronco busto e al regio trono.
 GIANGUIR
 S’ei non cade al mio piè, re più non sono.
 MAHOBET
 
    Mora, se vuoi così, mora il tuo figlio;
 ma un dì lagrime dal ciglio
 il dolor ti spremerà.
 
1305   Tardo inutil pentimento!
 cui sarà di più tormento
 l’affrettata crudeltà.