Gianguir, Venezia, Marciana, autografo

 SCENA III
 
 GIANGUIR con guardie e ZAMA
 
 GIANGUIR
 Vincitor io ritorno e tu sì mesta?
 ZAMA
 O dio!... Sposo... Gianguir... Quasi la gioia
 fa ciò che il duol non valse...
 GIANGUIR
 S’io tardava, il facea. Su. Cor ripiglia.
 ZAMA
1225Ma come? Io ti piangea. Tu in libertade?
 Tu vincitor? Qual dio? Qual braccio il fece?
 GIANGUIR
 Quello onde men l’attesi. Il generoso
 Mahobet. O seguiti
 avessi i tuoi consigli! Erano in fuga
1230mie schiere, io prigioniero tra catene. Ecco il gran duce
 d’Agra sortir. Stuol forte il segue; e tosto
 cangia faccia il conflitto, il fier Cosrovio
 vinto e prigion, me sciolto e trionfante.
 Cento de’ più felloni
1235pagar già col lor capo il fio di tanta
 malvagità. Chi gli ha sedotti attenda
 destino egual. Re non mi volle e padre.
 Giudice m’abbia.
 ZAMA
                                   Se negli alti arcani
 di tua mente sovrana aver può parte
1240zelo di fida moglie, ella si ascolti.
 GIANGUIR
 So il tuo senno e ’l tuo amor. Ma un vil perdono
 non consigliarmi.
 ZAMA
                                   Ah! Questo
 degno è di te.
 GIANGUIR
                            Quel perfido n’è indegno.
 ZAMA
 Offeso più, tanto più sii pietoso.
 GIANGUIR
1245Necessaria è sua morte al mio riposo.
 ZAMA
 Più in quel sangue ardaria l’odio vassallo.
 GIANGUIR
 Recider membro putrido è salute.
 ZAMA
 In vital sangue parte non si spinge il ferro.
 ZAMA
 Cosrovio è alfin tuo figlio.
 GIANGUIR
                                                 E di ubbidirmi
 maggior debito avea, perché mio figlio.
 ZAMA
 Se fra i delitti suoi conti Miraca...
 GIANGUIR
 Miraca, Asaf, il padre, il re e cent’altre
1250sue colpe e l’armi e ’l sangue e le ritorte.
 Mi sprezzò. Mi fu iniquo; e avrà la morte.
 ZAMA
 
    Benché sia donna e moglie,
 credi ai consigli miei.
 Tu sol l’oggetto sei
1255di quel sincero amor che parla in me.
 
    Me non invidia accende,
 non cupidigia o spene
 ma sol la gloria e ’l bene
 di te, mio sposo e re.